Sentirai il suono e mi rammenterai...
TU MI HAI PENSATA
Tu mi hai pensata. Una così non c'è al mondo.
Non può esserci una così al mondo.
Né il medico ti curerà, né il poeta ti disseterà -
l'ombra del fantasma ti assilla giorno e notte.
Ci siamo incontrati un anno verosimile,
quando erano avvizzite le forze del mondo,
tutto era in lutto, tutto avvizziva per le sventure,
ed erano fresche solo le tombe.
Senza lampioni come pece era nera l'ombra della Neva,
attorno la notte sorda s'ergeva a muraglia.
Ecco così, quando la mia voce ti ha chiamato,
io stessa non capivo ancora che cosa facevo.
E sei venuto da me come condotto da una stella,
marciando in un tragico autunno,
sei venuto in quella casa per sempre devastata,
da cui è fuggito uno stormo di versi bruciati.
***
E' FLEBILE LA MIA VOCE
E' flebile la mia voce, ma non si affievolisce la volontà.
Sono persino alleggerita senza amore.
E' alto il cielo, spira un vento montano
e sono casti i miei pensieri.
L'insonnia - infermiera è andata da altri,
non languisco sulla nuda cenere,
e la lancetta curva dell'orologio della torre
non mi pare una stele mortale.
Così il passato perde potere sul cuore.
La liberazione è vicina, io perdono tutto,
seguendo il raggio che di corsa sale e scende
sull'umida edera di primavera.
***
QUASI IN UN ALBUM
Sentirai il tuono e mi rammenterai,
penserai: desiderava la bufera…
Sarà una striscia di cielo rosso scarlatto,
e il cuore sarà come allora - in fiamme.
Questo avverrà nel giorno moscovita
in cui abbandonerò per sempre la città,
e correrò verso il riparo desiderato,
lasciando la mia ombra ancora tra di voi.
***
SULLA DURA CRESTA DI UN TUMULO DI NEVE
Sulla dura cresta di un tumulo di neve
vaghiamo in un soave silenzio,
entrambi così sereni
verso la tua segreta casa bianca.
E più dolce di tutti i canti intonati
è per me questo sogno avverato,
il dondolìo dei rami toccati
e il suono lieve dei tuoi speroni.
***
QUELLA NOTTE IMPAZZIMMO L' UNO DELL' ALTRA
Quella notte impazzimmo l'uno dell'altra,
riluceva a noi solo l'oscurità lugubre,
i canali borbottavano parole loro
e i garofani sapevano d' Asia.
Attraversavamo una città estranea,
in un canto fumoso e nell'afa di mezzanotte -
soli sotto la costellazione del Serpente,
senza osare guardarci l'un l'altra.
Poteva essere Istanbul o perfino Bagdad,
ma, ahimè, non Varsavia, non Leningrado,
e questa differenza triste opprimeva
come un che di orfanezza.
E sembrava: accanto i secoli vagare,
una mano invisibile un tamburo percuotere,
i suoni, come segni segreti,
davanti a noi nel buio volteggiare.
Eravamo nella misteriosa caligine,
quasi andassimo su una terra di nessuno,
ma, come feluca di diamante, d'un tratto
la luna si erse nell'incontro- commiato.
E se quella notte tornerà a te,
nel tuo destino a me incomprensibile,
sappi: qualcuno ha sognato
quel sacro momento.
Anna Achmatova da E' flebile la mia voce
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