venerdì 27 settembre 2019
CON IN BOCCA IL SAPORE DEL MONDO 3
(…) Ma oltre alla poesia, in collegio, scoprii anche l'amore. Una
domenica pomeriggio, nella sala deserta di un museo etrusco,
di fronte ad una statua di bronzo della Chimera, nel momento
in cui la mia vita stava per diventare la mia arte,e l'arte la mia
vita, baciai a morsi la bocca a una ragazza che aveva tre anni
più di me, e si chiamava Clemenza. Quel primo bacio mi portò
fortuna, perché da allora in poi le donne sono sempre state
clementi con me. La chiamai, l'ora della Chimera, il momento
in cui ogni equilibrio tra due esseri si rompe e il desiderio
straripa. Non molto tempo dopo, spezzai in un postribolo una
fiala d'essenza di gelsomino.
Sì, le donne sono state la mia ossessione. A ciascuna diedi un
nomignolo diverso, perché si ricordassero che in quel modo le
chiamavo io soltanto, e nessun altro.
Le ho tradite tutte, è vero. Barbarella, la Duse, le altre. Mia
moglie, abbandonata anche dal padre, si gettò da una finestra.
Eppure ogni volta che una di loro si ammalò, le accudii con
la tenerezza e l'attenzione di un infermiere. Perché tutte - a
mio modo - le ho amate. E non dico soltanto nel lungo tempo
che passai con loro in conclave , quel tempo sospeso di
piacere e libertà e distrazione che nient'altro - più del sesso -
ci regala: l'esperienza della morte prima della morte e dell'
eterno ritorno. Mi considerarono un corruttore di costumi, e
la cosa mi fa ancora sorridere; sono stato invece un educatore
coraggioso. Il sesso è uno scandalo soltanto per gli ipocriti e
i bugiardi.
Falsario delle parole e dei sentimenti, dissero di me. Ma il
poeta è una razza particolare di fingitore, come ha scritto
bene un mio collega portoghese.
Le mie donne giuro di averle amate con tutto me stesso: con gli
occhi, con le mani,con il fiato. Dicevano che quando parlavo
con loro, mi trasfiguravo, le facevo sentire come se fossero il
centro dell'universo. Lo erano, per me. Mi restituivano la
bellezza che mi mancava. Le amavo, e attraverso l'amore, le
creavo. Come sussurravo loro, io sono un mistero musicale
con in bocca il sapore del mondo.
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane.
Fabio Stassi da Con in bocca il sapore del mondo
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