Alla fine riuscirai a vedermi…
Mi prendi la mano e
di colpo sono in un film scadente,
continua sempre così e
perché sono affascinata
balliamo un lento valzer
in un'aria viziata di aforismi;
ci incontriamo dietro infiniti vasi di palme:
tu scali le finestre sbagliate,
altri se ne vanno,
ma io resto sempre sino alla fine,
ho pagato il prezzo, voglio
vedere quello che succede.
In vasche casuali devo
togliermi di dosso te
sotto forma di fumo e celluloide
fusa.
Non posso negarlo: sono -
a lungo andare - drogata:
l'odore di pop corn e felpa logorata
indugia per settimane.
***
Il matrimonio non è
casa neppure tenda
è antecedente, e più freddo:
l'orlo della foresta, l'orlo
del deserto,
le scale grezze
nel retro dove siamo accovacciati
all'aperto, e mangiamo i pop corn
l'orlo del ghiacciaio che retrocede
dove penosamente stupiti
di essere sopravvissuti fino
ad ora
impariamo ad accendere il fuoco.
***
Non dico il simbolo
d'amore, quello di zucchero
per decorare torte,
il cuore fatto per
spezzarsi o appartenere;
dico il pezzo di muscolo
che si contrae come un bicipite scuoiato,
blu violaceo, unto,
cartilaginoso, questo isolato
eremita rintanato, nuda
tartaruga, questa boccata di sangue,
per niente invitante.
I cuori fluttuano nei loro
densi oceani di non luce,
umidoneri e baluginanti,
le quattro bocche palpitanti come pesci.
Il cuore batte, dicono:
è naturale, la lotta abituale
del cuore per non affogare.
Molti cuori dicono: voglio,
voglio, voglio. Il cuore mio
è più ambiguo, seppur
non doppio,come pensai un tempo.
Lui dice: voglio, no, non voglio,
voglio, poi una pausa.
Mi forza ad ascoltarlo,
e poi di notte il terzo occhio
a infrarossi resta aperto
mentre gli altri due dormono,
ma si rifiuta di dire cos'ha visto.
E' un disturbo persistente
nelle orecchie, una falena in gabbia, un tamburo floscio,
un pugno di bambino
contro una rete a molle:
voglio, no, non voglio.
Come si vive con un cuore tale?
Da tempo ho smesso di cantare
per lui: non sarà mai quieto o soddisfatto.
Una notte gli dirò:
fermati - cuore -
e lo farà.
***
QUESTA E' UNA MIA FOTOGRAFIA
E' stata scattata qualche tempo fa.
A prima vista sembra
una copia
sciupata : contorni sfocati e chiazze grigie
fuse nella carta:
poi se la esamini,
vedi nell'angolo a sinistra
qualcosa come un ramo: parte di un albero
( balsamina o abete ) che affiora
e a destra - a metà di
quello che appare un dolce
declivio - una piccola casa di legno.
Sullo sfondo vi è un lago,
e oltre quello, basse colline.
( La foto è stata scattata
il giorno dopo che annegai.
Io sono nel lago, al centro
dell'immagine, appena sotto la superficie.
E' difficile dire dove
con precisione, o dire
quanto grande o piccola io sia:
l'effetto dell'acqua
sulla luce inganna
ma se guardi abbastanza a lungo,
alla fine riuscirai a vedermi ).
Margareth Atwood da Poesie
Complimenti per la foto
RispondiEliminaOttima
Murizio
Fuor di metafora, è cmq convincente!
RispondiEliminaDetto da te - poi - è assolutamente credibile…
Grazie.