domenica 21 luglio 2019

L'ANIMALE CHE MI PORTO DENTRO 2


(…) Il futuro sentimentale e sessuale si determina in tutto il periodo
    che va dalla scuola Media al Liceo,quando il desiderio e l'amore
     si palesano in modo inevitabile. E la natura umana ha reso i
     maschi più piccoli, sempre in ritardo.
     Federica era molto più grande di me, pur avendo la mia età.
     Elena era molto più grande di me, pur avendo solo un anno in
     più. In seconda media di fronte a Federica e nei primi anni del
     liceo di fronte a Elena, mi sentivo infinitamente più piccolo,
     debole, brutto, inutile, non interessante. E credo che il primo
     grumo sostanziale di frustrazione nasca dentro l'insoddisfazione
     di se stessi, dentro la pochezza di come ci si percepisce. Quel
     dolore provato su quella panchina, quel pianto; le mille
     frustrazioni ricevute da Elena e poi dal periodo dei brufoli,dallo
     sguardo delle donne; la paura delle conseguenze della fimosi e
     quindi l'idea che - forse -non avrei mai avuto un cazzo adeguato
     o comunque non lo avrei avuto all'altezza degli altri; tutti i
     genitori che non mi volevano; l'incapacità di scopare la prima
     volta; ogni elemento in più ha costruito dentro di me una specie
     di rabbia animalesca mai espressa, mai mostrata per davvero -
     c'erano solo degli allarmi , e il primo allarme, positivo,
     rassicurante, è stato quella fame all'ora di pranzo nel giorno del
     dolore.
     Nel tempo, è sorto un senso di difesa, una specie di patina di
     durezza che corrisponde benissimo a quella durezza che si nota
     facilmente nel maschio. Sono andato a cercarmi gli strumenti
     per dominare, per aver potere e - di conseguenza - per far male;
   e far male,più che un modo di vendicarmi per aver ricevuto male,
    era un modo per non ricevere altro male. E' come quando - da
    ragazzino - i miei amici del cortile mi avevano insegnato che
    bisognava partire con una testata in faccia prima di discutere,
    prima, appena si sentiva la possibilità di uno scontro, di una
    sfida: non era tanto un gesto di violenza attiva, ma impediva all'
    altro di farla  te. E quindi far male - in qualche modo - mi
    avrebbe difeso. Di tutto questo non ero consapevole, o comunque
    non ne ero pienamente cosciente.  (… )



             Francesco  Piccolo   da    L'animale che mi porto dentro


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