Lo fermò con la morte e inventò le stagioni…
(…) La grande idea di Masters è quella di far parlare persone già
morte, non più in grado di competere, di avvilirsi attraverso i
tentativi di cannibalismo.Una volta che una persona è morta,
si presume che non abbia più da combattere e quindi è
particolarmente sincera, e quindi in grado di comunicare,
perché solo attraverso la sincerità si può comunicare, altrimenti
si sta zitti, specie se si hanno delle riserve mentali. Ora, questi
morti non hanno più riserve mentali e questa idea mi è piaciuta
molto… I morti che dovrebbero insegnare ai vivi come
comportarsi…
Un blasfemo viene ammazzato dalle botte di due infermieri, o
due guardie cattoliche perché, non esistendo leggi antiblasfeme,
viene incriminato per libertinaggio. A questo punto si rende
conto che, siccome la morte gli è stata data non per cause
naturali,ma dalle botte di due infermieri cattolici,probabilmente
questo Dio che lui ha bestemmiato non soltanto non esiste, ma è
addirittura stato inventato da un certo tipo di sistema politico
che lo ha fatto crescere per poi sfruttarlo, grazie alle allodole
della religione.
Le ultime parole del blasfemo sono : " Ci costringe a sognare in
un giardino incantato", quindi ad invidiarci, non essendo noi in
possesso di quella mela per cui pare che un paio di persone
siano state cacciate dal paradiso terrestre . (…)
UN BLASFEMO
Mai più mi chinai e nemmeno su un fiore,
più non arrossii nel rubare l'amore
dal momento che Inverno mi convinse che Dio
non sarebbe arrossito rubandomi il mio.
Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino,
non avevano leggi per punire un blasfemo,
non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte,
mi cercarono l'anima a forza di botte.
Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo,
lo costrinse a viaggiare una vita da scemo,
nel giardino incantato lo costrinse a sognare,
a ignorare che al mondo c'è il bene e c'è il male.
Quando vide che l'uomo allungava le dita
a rubargli il mistero di una mela proibita,
per paura che ormai non avesse padroni,
lo fermò con la morte e inventò le stagioni.
E se furon due guardie a fermarmi la vita,
è proprio qui sulla terra la mela proibita,
e non un Dio ma qualcuno che per noi l'ha inventato
ci costringe a sognare in un giardino incantato.
Fabrizio De André Anche le parole sono nomadi
La canzone è coinvolgente, il testo mi lascia distante, non oso neanche entrare nella spiritualità di De André, ma il riferimento all'Eden è l'esempio classico di una lettura superficiale, nel senso che si ferma alla superficie, al significato letterale di un testo simbolico, per spiegare il peccato originale, letto così ovviamente rimanda l'immagine di un Dio pronto a cogliere in fallo l'uomo, creando tutti i presupposti che ciò accada (la donna, il serpente) e che punisce chi sbaglia nei secoli e nelle generazioni, invece, più che narrazione di fatti realmente accaduti, è una storia allegorica per mettere in guardia l'uomo e trasmettergli insegnamenti importanti, è un discorso complesso ma il male non è tanto fuori dall'uomo, ma dentro di lui ed esserne consapevoli è già una buona base
RispondiEliminaIl discorso sulla spiritualità di De André è complesso e ci porterebbe molto lontano. Tuttavia riporto un verso che mi sembra emblematico per capire quella che tu chiami " allegoria" : … e non un Dio ma qualcuno che per noi l'ha inventato…". Non posso non prendere atto che - nel corso della Storia siano stati in molti ad " inventare" ( non cogliendo l'essenza vera di Dio, che è Padre ) un Dio per mascherare i più efferati delitti contro l'intera umanità.
RispondiElimina