giovedì 10 gennaio 2019
AMORE E MORTE ( secondo Adriano ) 2
(…) Ho resistito, ho lottato contro il dolore come contro una
cancrena. Ho ricordato le sue caparbietà, le sue bugie; mi son
detto che sarebbe mutato, ingrassato, invecchiato. Fatica
sprecata: come un artigiano coscienzioso si logora a copiare
un capolavoro, così io mi accanivo a pretendere dalla mia
memoria una esattezza insensata. Ricreavo quel petto alto e
curvo come una corazza; a volte, l'immagine scaturiva da sola
e un'onda di dolcezza mi sommergeva; avevo rivisto un frutteto
a Tivoli, l'efebo nell'atto di raccogliere le frutta dell'autunno
nella tunica sollevata come un canestro. Mi mancava tutto: il
compagno delle feste notturne, il giovinetto che si abbassava
sui talloni per aiutare Euforione a disporre le pieghe della mia
toga. A dar retta ai sacerdoti, anche l'ombra soffriva,
rimpiangeva l'asilo caldo che era per lei il suo corpo, e
frequentava gemendo i paraggi familiari, remota e vicina,
momentaneamente troppo debole per farmi intendere la sua
presenza. Se era vero, la mia sordità al suo richiamo era
peggiore persino della morte.Ma avevo forse compreso- quella
mattina - il giovane che ancor vivo mi singhiozzava al fianco?
Una sera, Cabria mi chiamò per indicarmi una stella, nella
costellazione dell' Aquila, che era stata appena visibile fino ad
allora e che improvvisamente palpitava come una gemma,
batteva come un cuore. Ne feci la sua stella, il suo segno.
Ogni notte, mi esaurivo a seguirne il corso: ho scorso strane
figure in quella parte del cielo. Mi ritennero folle. Ma non mi
importava. (…)
Marguerite Yourcenar da Memorie di Adriano
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