(…) Affrontare il tema del lutto è una scelta scomoda. Significa
sfidare i timori e le angosce connessi al pensiero del più
grande dolore che ci può colpire nel corso della vita: la
perdita della persona che amiamo. Significa scalfire lo strato
protettivo di silenzi e omissioni con cui cerchiamo
quotidianamente di difenderci dalla morte. Vuol dire andare
incontro a quel fisiologico grado di rimozione indispensabile
all'uomo per poter rivolgere lo sguardo al futuro. Significa
affrontare il sospettoso scetticismo di chi - dentro al dolore -
pensa che esso sia cosa propria e che solo chi lo sta
attraversando può capire di che cosa si tratta.
Parlare di lutto porta con sé il richiamo a tutto questo: alla
morte, al limite, al rischio dell'incomunicabilità, a cieche
speranze, a strazianti dolori. Tema spinoso e difficile, dunque,
e ancor più se il tentativo è quello di affrontarlo da una
prospettiva pedagogica, ossia all'interno di una disciplina che
riconosce nel futuro la dimensione privilegiata del suo agire.
Utopia, progetto, cambiamento, elementi fondanti della pratica
educativa, ne rivelano il carattere teologico che - a tutta prima
sembra mal accordarsi con l'insistente richiamo del passato
e l'amara esperienza della perdita presenti nel lutto.
Eppure, laddove si ponga al centro della riflessione il nodo
della formazione del sé, ossia l'impresa permanente con cui
ogni individuo è biograficamente chiamato nel dotarsi di
forma propria, le cose assumono un'altra tonalità. Definirsi in
una forma, significa differenziarsi, tracciare dei confini,
istituire dei limiti, accettare delle separazioni. Il confronto con
il limite è elemento imprescindibile da ogni percorso di
soggettivazione. Parte costitutiva del processo su cui l'
educazione è chiamata a svolgere il proprio compito. Di più:
l'assunzione consapevole del limite si pone come irrinunciabile
direttiva etica per la stessa pratica educativa. E' il presupposto
che ne fonda la legittimità. Infatti, nel momento in cui si pone
come obiettivo il raggiungimento dell'autonomia del soggetto,
viene svelato il paradosso dell'educazione: quello per cui -
nel suo svolgersi - essa lavora al tempo stesso per la sua
estinzione. Metaforica morte dell'educatore ed educazione al
congedo sono argomenti che testimoniano l'esistenza di una
latente dimensione luttuosa nella relazione educativa.
Il lutto si rivela allora spazio concettuale a partire dal quale
interrogare le premesse e le finalità dell'azione educativa
stessa . (…)
Mario Mapelli da Il dolore che trasforma ( Attraversare l'esperienza della perdita e del lutto .
La prima parte è più interessante e chiara della seconda
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