Se si potessero dire parole conclusive…
SBARCARE DA SE STESSI
Per troppo tempo abbiamo creduto
di tenere al guinzaglio la linea d'aria e di mare
pensandola orizzonte dei nostri desideri.
Non è rimasta che una scia di bitume
dietro la sagoma delle torpediniere.
Se si potessero dire parole conclusive
all'improvviso
si scoprirebbe il volto del vicino
e il nostro coraggio di tacere.
Sottratte alla frequenza dello specchio
nuove mappe lascerebbero esplorare
volando oltre i punti cardinali.
Sbarcare da se stessi
sfiorando i flutti con voli di petrelli
quel tanto da sminuire i segni del temporale
che si verifica altrove.
L'appiglio è un pezzo di luna
simmetrico all'insonnia di chi è pronto a varcare
la monotonia di se stesso.
***
IL DUBBIO D' ESSERCI
E se fosse il dubbio d'esserci quel che
onda dopo onda
spinge in fondo le vecchie case, gli amori
rinsecchiti, i volti, le luci
le case in bilico sui muri, molluschi insabbiati;
se fosse proprio lui questo brivido lungo
come tunnel che ci attraversa
quando il richiamo del fonditore
ghiaccia nell'aria umida,
resteremmo con le reti vuote
nell'angolo buio e senza gesti
aspettando che il guardiano addormentato
ridesti in un sol colpo le due rive?
E' troppo poco dire che non viviamo
nella luce, che ogni passo è una caduta e
neppure un giorno, neppure un rumore o un fosso
ci consacrino possessori di nulla.
Se anche avessimo tanto da sospendere
oltre i tetti e le vie paesane
questo carico di ombre
che ci consuma sulla soglia,
e la bruma potesse impedire
all'acqua del mare di spargere sale,
saremmo noi disposti a gettarvi
brandelli di poesia e restare
la sola foglia ingiallita
venuta giù dal cielo?
***
SENSAZIONE
Il tempo è così fragile per scrivere
sullo spartito delle ore
che non sappiamo dove posare l'insonnia,
dove attendere lo strappo del cielo.
Un tempo così andato di frammenti
incapaci di aggregarsi,
disciplinati a negare
il punto estremo di un qualunque assenso.
Né volti né reliquie
a sondare parole o volti,
a confondere o cambiare direzione.
Andati nella solitaria fuga delle cose,
nell'incavo di un senno
alle deriva delle piccole certezze,
come prospettiva di gabbiani
all'orizzonte, vicini lontani,
motivo per un'infinità di mondi.
Oggi si ferma tutto all'improvviso,
per guardare quando nasceranno i frutti,
fin dove si trascina la semenza.
Eugenio Nastasi da Sbarcare da se stessi
Coinvolgenti e intense poesie, accompagnate da una nota canzone
RispondiEliminaLa canzone è molto nota - è vero - e in genere le evito; ma qui mi sembrava il giusto complemento a queste poesie dal sapore " esistenziale" ( che mi sembrano molto efficaci sia nel contenuto che nella versificazione).
RispondiEliminaGrazie del commento