mercoledì 5 settembre 2018
LA CUCINA DEL DOTT FREUD 3
L'INVEROSIMILE CROSTATA EDIPICA
(…) Quando per la prima volta misi per iscritto questa ricetta
alquanto modesta, non avevo idea del successo che avrebbe
ottenuto, e di come sarebbe diventata uno stereotipo in ogni
cucina.
Questa crostata è certo molto buona, ma la gloria che ha
raggiunto ha dell'inverosimile. Oggi viene chiamata
semplicemente "Crostata di mele grande mamma". Nell'ottobre
del 1897, mentre indagavo sempre più nelle profondità delle
mie nevrosi e scrivevo le mie teorie per inviarle al mio amico
Fliess a Berlino ( sia detto per inciso, Fliess aveva un fiuto
fantastico per le combinazioni interessanti, essendo lui stesso
uno specialista del naso e della gola - vedi " Bi- zuppa alla
Fliess" ), mi ritornò il ricordo della mia desolazione infantile
quando -spesso -piangevo disperatamente perché non riuscivo
a trovare mia madre da nessuna parte.
Scoprii ben presto che " l'amore per la madre e la gelosia nei
confronti del padre sono un fenomeno generale della prima
infanzia ". Che formula semplice! Nonostante ciò ci sarebbe
voluto parecchio tempo prima che mi rendessi conto della
semplicità della crostata edipica. Nessuno può resistere a
questo piatto perché - come scrissi a Fliess : " ognuno di noi
è stato una volta nell'infanzia un Edipo in germe e in fantasia "
Mescolate una tazza di zucchero, due cucchiai
di farina, un pizzico di sale, qualche mela
affettata ( sbucciata e privata del torsolo ),
mezza tazza di uvetta, mezza tazza di noci a
pezzetti, del rum scuro e mezzo pacchetto
di burro già fuso. Nel frattempo ( l'ideale
sarebbe, se stesse proprio accanto a voi
guardandovi fare, chiedere a vostra madre
la ricetta da lei preferita per fare la crostata ):
stendete la pasta in uno stampo per torte.
Metteteci sopra le mele e coprite con la pasta
rimanente. Passate in forno caldissimo per
dieci minuti, riducete poi il calore a metà e
cuocete per altri venticinque minuti. Lasciate
raffreddare a temperatura ambiente . E
ricordate sempre vostra madre. (…)
James Hillman e Charles Boer da La cucina del dott. Freud
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