mercoledì 5 settembre 2018
LA CUCINA DEL DOTT. FREUD 2
VITELLO ALLA NEVRASTENIA
(…)Fin dagli inizi degli anni 1890 avevo descritto i sintomi della
nevrastenia - testa pesante, stanchezza, disturbi digestivi
accompagnati da flatulenza e costipazione, dolori ai reni e
debolezza sessuale.In seguito giunsi a distinguere questi sintomi
dai problemi più fondamentali dell'ansietà,o nevrosi d'angoscia.
Fu un bel passo avanti, se così posso dire. Poi col tempo capii
che la nevrastenia non è un disturbo nervoso, e nemmeno una
debolezza dei nervi, bensì una mancanza di nerbo.
Adler e Rank - nella loro lingua la chiamano " problema di
volontà, o - come lo pronunciano loro , di vitello. ( gioco di
parole in inglese sulla pronuncia di wuill ( volontà ) e veal
( vitello ). Il paziente nevrastenico - dopo tutto - è una specie di
vitellone o Kalb, che sogna di solito i suoi primi amoretti.
Dico " il paziente" non a caso poiché - come ho sempre
sostenuto " le ragazze di solito sono sane e non nevrasteniche".
All'esame fisico, la carne nevrastenica appare umida, tenera e
pallida, molto simile al biancastro roseo del buon vitello.
Gli occhi di solito sono esageratamente dolci e dilatati. Il
nevrastenico ha la tendenza a starsene chiuso in camera sua o
ad andarsene tristemente alla vicina gelateria per ingerire
copiosi gelati. Il trattamento d'elezione - in questi casi - è per lo
più costituito da tonici per la volontà. Eppure, anche se il
paziente è di solito docile e cooperante, è raro che si verifichino
dei miglioramenti: infatti in genere il vitello ha voglia, ma la
carne è troppo debole.
Il vitello alla nevrastenia rimane quindi il mio personale e
infallibile rimedio per questi sventurati. Bisogna stare attenti
però a non cuocerlo troppo. Dovrebbe persino rimanere un po'
duro: infatti, più duro è, meglio è...
Prendete un bel posteriore di vitello ( circa
due chili ) e fatelo legare bene, con lo spago,
dal macellaio. Lasciatelo in questo stato per
qualche ora prima di farlo arrostire.
Ricopritelo poi con una miscela di due
cucchiai di farina, un cucchiaio di polvere di
peperoncino, un cucchiaio di paprika, sale e
pepe. Passatelo in forno a calore moderato per
mezz'ora, inumidendo di tanto in tanto con
un po' di burro fuso. Nel frattempo mettete
in un tegamino una tazza di brodo scuro più
mezza tazza di cognac tenetelo a fuoco
basso finchè il liquido non si riduca di un
terzo. Lasciate l'arrosto in forno ancora
mezz'ora, ricordando però di inumidirlo
spesso con la mistura di brodo e cognac.
Potete aggiungere alla teglia cipolle saltate
o altri legumi in abbondanza, ma non vi
preoccupate del contorno: è la carne che
conta, e una volta tanto non deve essere
tenera. (…)
James Hillmann e Charles Boer da La cucina del dott. Freud
Riflessione interessante
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