domenica 19 agosto 2018

PIETRE SUL CUORE 2



(…) Ignorando la nostra destinazione, il lento e farraginoso
       convoglio dei deportati si snodava incerto su e giù per le
       colline, sollevando volute di polvere che pigramente si
       posavano sul terreno. Il paesaggio era cambiato: scomparsi i
       campi verdi e le case dei contadini, gli alberi si erano fatti
       radi e spogli e chiazzavano di un'ombra anemica la steppa
       bruciata dal sole. Tutto era immobile, attorno alla carovana.
       Verso sera giungemmo alle pendici del monte Tecer, e qui
       fummo fatti fermare per passare la notte all'aperto.Le famiglie
       erano raggruppate sedute in circolo per terra, gli occhi erano
       asciutti nel freddo della notte incombente. Nel buio, interrotto
       qua e là dai brevi lampi degli spari e dalle urla rabbiose delle
       guardie turche, udii mia madre parlottare con i miei fratelli
       maggiori: un abbraccio convulso, cercando nell'oscurità, e
       poi passi rapidi. Seppi più tardi che erano fuggiti verso un'
       improbabile salvezza. Seduti per terra, stretti al grembo di
       nostra madre squassata da profondi singulti, io e mio fratello
       minore tentavamo di dormire, bagnati dalle sue lacrime
       disperate.
       La mia mente di bambina - quella notte - non era in grado di
       comprendere compiutamente la tragedia che ci aveva colpiti.
       Cadevo in un sonno agitato, e subito dopo mi svegliavo per i
       colpi di fucile, le urla, i pianti e le implorazioni delle donne.
       C'era la luna piena, e siccome si diceva che i gendarmi turchi
       avrebbero rapito le ragazze giovani e belle, le mie sorelle si
       rannicchiarono tra i cespugli fino al mattino per la paura di
       essere prese. Quella prima notte di deportazione è  impressa
       nella mia mente in modo indelebile. Quando cerco di ricordare
       il viso di mia madre, ancora oggi la rivedo così : seduta per
       terra, la mia testa e quella di mio fratello nel suo grembo,
       tremante per i singhiozzi, le braccia e le mani strette intorno
       a noi.  (…)


Alice Tachdjian    da    Pietre sul cuore ( Diario di Varvar, una bambina scampata al genocidio degli armeni )



2 commenti:

  1. Quanti bambini hanno vissuto e vivono ancora questi drammi e in nome di che? Tutti diversi e tutti uguali su questo stesso pianeta...

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  2. Le crudeltà peggiori si perpetrano - a mio avviso - sui bambini, che rimarranno per sempre orribilmente segnati da queste esperienze.
    Forse sarebbe meglio - come disse Gesù - per queste persone che danno scandalo
    ( inteso in senso lato ) ai bambini, mettersi una pietra al collo e gettarsi nel lago.

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