" I giorni di infelicità - come l'inverno- vengono e vanno. Non disperare : avranno fine".
"Tsakbort orere tsmervan nman -gukan u ghertan - vbadelu tché: vertch gunenan "
(…) Costretti ad abbandonare le case, le terre, gli averi, abbattuti
per il dolore delle separazioni, donne, bambini e vecchi
camminavamo a testa bassa,in silenzio, controllati da
gendarmi brutali, verso una destinazione ignota. Sempre più
timidamente continuavo a chiedere a mia madre dove ci
stavano conducendo. Mi lamentavo perché il sole era troppo
caldo - mi bruciava la pelle - e avevo anche molta sete. Mia
madre mi dava un sorso d'acqua dalla borraccia, mi
accarezzava la testa e mi diceva: " Coraggio, fai la brava!".
La nonna non teneva più il passo e noi ci mettemmo sul bordo
della strada per aspettarla, ma i soldati turchi a cavallo ci
ordinarono di andare avanti spingendoci con le baionette. La
povera nonna camminava abbracciata a due nostre conoscenti
e si riuniva a noi solo quando il convoglio rallentava o si
fermava. Respirava a fatica e sembrava che dovesse cadere a
terra da un momento all'altro, ma pian piano poi si
raddrizzava. Chi cadeva e non si rialzava, veniva finito e
lasciato sul posto.
Camminare, camminare, sempre camminare. Sotto il sole. La
gola secca. Le membra doloranti. Mia madre ormai mi
trascinava tenendomi per mano. Qualche volta mi prendeva in
braccio. Reggeva anche - a turno - i neonati di mia zia e di mia
sorella: erano tutti e due da allattare strada facendo.
Sempre camminando. (…)
Alice Tachdjian da Pietre sul cuore ( Diario di Varvar, una bambina scampata al genocidio degli armeni )
Una delle orribili pagine della storia scritte crudelmente dagli uomini...
RispondiEliminaEppure, e lo posso testimoniare di persona, la gente armena ha un'animo compassionevole e rimane - nonostante tutto- capace di un'accoglienza straordinaria.
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