sabato 11 agosto 2018
L'IMMORTALITA' DELL'ANIMA 3
LE QUATTRO DISCONTINUITA' COSMICHE
(…)Io penso che la legittimità dell'affermare una vita dopo la
morte sia data dalle quattro discontinuità che definiscono il
cammino compiuto dall'essere- energia a partire dal momento
dell'inizio della sua espressione. Esse sono:
1 ) Il passaggio dal minuscolo puntino cosmico all'origine del Big
Bang alla vastità dell'essere;
2 ) Il passaggio dalla materia inerte alla vita;
3 ) Il passaggio dalla vita naturale all'intelligenza;
4 ) Il passaggio dall'intelligenza autoreferenziale alla morale e alla
spiritualità
Tra uno stadio e l'altro c'è una differenza ontologica, senza che
vi sia una necessità intrinseca che spieghi i passaggi. I quali -
tuttavia - sono avvenuti, e sono avvenuti sempre verso una
maggiore complessità, sempre contro il disordine dell'entropia
e a favore dell'ordine come informazione. Il secondo principio
della termodinamica stabilisce la naturale tendenza alla
degradazione e all' allontanamento dell'ordine, esattamente
quello che vediamo nella nostra casa se non facciamo con
regolarità e fatica le pulizie,o nel nostro corpo se non lo teniamo
in forma. Nel mondo quotidiano, l'entropia vince, e per resisterle
occorre immettere continuamente energia rinnovata sotto forma
di lavoro. Ma le quattro discontinuità evidenziate mostrano un
complessivo cammino dell'essere - energia dell'universo, che va
in una direzione contraria al disordine dovuto all'aumento di
entropia; un cammino che procede - al contrario - verso un
aumento dell'ordine, dell'informazione e della complessità.
Ma chi ha compiuto il lavoro necessario per vincere l'entropia?
Una certa mentalità religiosa è portata d'istinto a pensare a
interventi esterni da parte di Dio. Per essa, l'essere naturale
conterrebbe necessariamente dei buchi o lacune: sia il mondo
fisico che non si spiegherebbe da sé, sia l'anima umana che deve
essere mostrata necessariamente bisognosa di perdono e di
redenzione fin dal momento della nascita, visto che le si
attribuisce l'oscuro buco del peccato originale.
Dio è colui che riempie questi buchi, salva le anime e spiega il
mondo, perché il mondo - per essere spiegato - ha bisogno dell'
ipotesi Dio.
Dietrich Bonhoeffer scriveva contro questa tradizionale
mentalità religiosa nelle sue lettere dal carcere nazista , nel
1944 :
" Per me è nuovamente evidente che non dobbiamo attribuire a
Dio il ruolo di tappabuchi nei confronti dell'incompletezza delle
nostre conoscenze..Dobbiamo trovare Dio in ciò che conosciamo
non in ciò che non conosciamo. Dio vuole essere colto da noi
non nelle questioni irrisolte, ma in quelle risolte…
Dio non è un tappabuchi. "
Vito Mancuso da L'anima e il suo destino
E' vero che Dio non è un tappabuchi e nemmeno la risposta a tutto ciò che non conosciamo, ma mi sembra troppo presumere ciò che Dio vuole e pensa, mi sembra come se si volesse incasellarlo nel costrutto dei nostri pensieri, mentre è Altro da noi...
RispondiEliminaBrava, hai espresso un pensiero che fa riflettere.
RispondiEliminaSarà interessante discuterne con l'autore...se le circostanze lo permetteranno...
Per Autore intendevo ovviamente Chi ha scritto il libro e non - purtroppo, ahimé - chi ha espresso il concetto…
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