domenica 20 agosto 2017
PERCORSI DEL GESTO ( Abitare il silenzio )
" Da una cella monacale si vede bene il cielo,
perché la luce esplode dall'interno"
Hilde Kuhn
(...) Il silenzio della clausura è totale e prevede la sua realizzazione
su piani diversi. Nella fenomenicità del silenzio ci sono in effetti
numerose silenziosità, riferite non solo a persone abitualmente o
temporaneamente taciturne, ma anche a situazioni prive di
rumore e/o di suono. Seppur chiamate allo stesso modo, sono in
effetti pratiche comportamentali che coinvolgono soggetti e
oggetti diversi e soprattutto che mirano al raggiungimento di
scopi specifici diversi. Questo approccio metodologico permette
di individuare non solo contesti e caratteri della silenziosità, ma
anche gli elementi che nei diversi ambiti agiscono sui soggetti
coinvolti e le intenzionalità e le strategie che questi ultimi mettono
in atto.
Il controllo delle religiose è volto alla voce e - anche - al proprio
corpo e alla propria gestualità. I movimenti sono limitati al
minimo indispensabile e sono agiti con consapevolezza.
Si impara a regolare il gesto e soprattutto a depotenziarlo.
Quando ci si sposta da un locale all'altro si cammina con calma,
non si fanno movimenti affrettati e si cerca sempre di mantenere
il livello sonoro soffocato o smorzato. Il più piccolo rumore, dato
per esempio da un passo pesante o da un'apertura di porta
frettolosa, se prodotto da tutte le inquiline del luogo, genera
immediatamente confusione, o comunque assenza di silenzio.
Durante la mia esperienza claustrale facevo sempre rumore,
disturbando la quiete consueta: rispetto alle religiose, si sentiva
quando aprivo e chiudevo le porte, quando andavo in bagno,
quando salivo le scale, quando camminavo lungo i corridoi,
quando entravo nella mie cella e quando ne uscivo, quando
passavo da un locale ad un altro. Ben presto decisi di non usare
più le scarpe, ma di utilizzare le ciabatte. Se avessi potuto, sarei
andata scalza. Mi chiedevo perché - pur portando le scarpe - le
monache riuscissero a non farsi sentire quando camminavano,
mentre io, nonostante le ciabatte, continuassi ad essere
riconoscibile. Questione di tecniche del corpo e di capacità di
controllo. Poichè il corpo è il principale mezzo tecnico di cui
l'individuo dispone, per il raggiungimento di uno scopo fisico è
necessario adattamento, allenamento e apprendistato. Per agire
e per pregare bisogna acquisire precise tecniche. Per
distrazione o per abitudine, spesso non controlliamo i piccoli
movimenti che compiamo nel quotidiano e non ci accorgiamo del
rumore effettivo che provochiamo agendo. In modo speculare,
sono proprio questi i movimenti e i rumori che fondano e
caratterizzano il nostro spazio e noi stessi. (...)
Francesca Sbardella da Abitare il silenzio ( Un' antropologa in clausura )
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