mercoledì 10 maggio 2017
L'AMORE ANDALUSO ( Garcia Lorca ) 3
(...) L'infanzia è l'innocenza. Lorca lo sa e proprio questo è il
motivo del suo frequente ritornare a quella stagione.
L'infanzia e la morte. Il sesso sta nel mezzo di questi due punti
cardinali.
Il sesso, la pulsione sessuale, lo libera dalla colpa nel
momento in cui lo fa, nel momento in cui due corpi diventano
un corpo solo. Quella fusione la vive e la racconta con furore
poetico quasi unico nella letteratura moderna. Baudelaire-
forse - ma il poeta de Les Fleurs du Mal scriveva in versi
alessandrini e quella metrica funzionava come cintura di
castità intorno allo scatenarsi delle trasgressioni e delle
perversioni.
Lorca - per fortuna della sua poesia - non disponeva di quella
cintura, perciò la crudezza della sue versificazione raggiunge
un'intensità sconosciuta prima di lui. Ma la colpa riaffiora non
appena l'atto sessuale cede il passo al ricordo di quanto è
appena avvenuto e a quel punto si verifica una mistificazione:
nel suo racconto il rapporto omosessuale diventa eterosessuale.
Nel novantacinque per cento dei testi, l' Io dell'autore si
congiunge con una femmina, quasi che in questo modo voglia
legittimare quanto è avvenuto. Le eccezioni a questa
mistificazione sono pochissime: un paio di Sonetti dell'amore
oscuro e il lamento su Ignazio.
La morte, il sentimento della morte, è pensato con allegria
perché va sottobraccio all'oblio definitivo.
" Dite ai miei amici
che sono morto.
L'acqua canta sempre
sotto il tremore del bosco.
Dite ai miei amici
che sono morto.
Dite che io sono rimasto
con gli occhi spalancati
e il volto coperto
dall'immortale fazzoletto
dell'azzurro.
Ah!
E che me ne sono andato
senza pane sulla mia stella. " (...)
Eugenio Scalfari da Scuote l'anima mia Eros
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