lunedì 2 giugno 2025

I CANTI DEL RITORNO DI ANDREA

 


                                                       Attraversiamo da soli questi mondi in contrasto...



I " Canti del ritorno" non sono una semplice raccolta di poesie eterogenee, bensì formano un libro coeso e a sé stante, centrato su un tema specifico : la morte. La narrazione si articola in quattro sezioni, ognuna introdotta da una breve prosa poetica a cui seguono una serie di componimenti. A questa struttura viene dato il compito di raccontare la ricerca da parte dell' Io di un canto, attraverso il quale ritornare a una dimensione esistenziale autentica che abbracci l' esperienza di morte che anima il viaggio . Un viaggio che attraversa il ciclo delle stagioni e le varie fasi del giorno, formando un vero e proprio percorso di indagine esistenziale ed espressiva. Un cammino che si dipana di fronte a chi tenta la parola, mostrandogli la via.




Attraversiamo da soli 

questi mondi in contrasto.

La gente passa e canta staccata

dietro di noi, senza

ricordarci. Ogni volta che

spezzo un ritmo mi

ritrovo a ricordare :

forse perché vorrei solamente

unire senza dover

guardare per forza dentro

i bulbi, analizzare d' istante

i sogni che tocco con mano

e mi causano allergie

estrinseche. Cerco di

dare corpo alle cose che

mi si avviluppano intorno

per poi cadere : non 

posso afferrare, non 

declinare o coniugare in

forme, non ora. Avviene

sempre una distrazione

che mi cinguetta sopra e

fà dubitare in ogni

punto distratto e distaccato,

quasi fosse un colore

lontano che mi ritorna.

Rimangono solo le cose solite

che possono accompagnarmi

fino a ricollegare - ancora -

quello che c'è.



                                                    ***


Saltando dentro una sera

azzurra tra un solco

arancio e un altro, che mi

sa di sangue, pensando 

una morte. Rincorrono gli

altri le cose sulle luci di una strada,

e ti trema rimbombando

lieve il cuore, che hai 

ancora paura. La cosa

s' arrossa e svanisce,

e sai che passerà in

una vita incastrata

tra una sfumatura e l' altra.

Così me ne voglio

andare, finché c'è tempo.

E  intanto il cielo è

passato e rimane solo

una spoglia di rosso, e

ti riporta gli occhi.



                                                 ***


Su questa l' linea d' aria c'è una

città che ci ascolta,

senza chiedere.

Mi aggrappo con le

unghie al bordo del mondo

senza guardare, sperando cada

da sopra l' acqua a bagnarmi

di nuovo i capelli. Questa città

è piena di storpi, e si

cammina a stento in mezzo:

voglio sbattere e scancrenare

le spalle sui pali attorno

ai miei organi spenti,

cercando di risolvere

e risolvermi, inseguendo le

scarpe degli altri solo per

fermarmi e guardarli voltare

l' angolo. Tu girati a dissolverti,

a tirarti addosso il corpo addosso

un muro.

Cosa dobbiamo fare di noi

stessi dopo quell' ombra ?

Verità è che mi guardo in

faccia e mi ribadisco : un 

giorno recupererò il mio tempo.

Leggerei quasi un orfico che

m' abbaglia la testa. E' bello


vedere queste immagini che

si rifrangono tra i fiori e

l' erba, attraverso il vetro

che separa i miei occhi

che hanno male. Oh,

perché gli angoli di

cielo mi chiudono

davanti le palpebre ?

Era strano : sentire di nuovo

il bel tempo dopo così

tanto passato a tentare

- nel mondo - un solco

più pulito e sincero.

Era strano ritrovarsi

di nuovo qui, ritrovare

i propri avverbi di

luogo che mi riportano

ancora lì, nel mio posto.



                                                  ***


Lascerò che parli un silenzio.

Rimarrà l' esperienza, che

ci guarderà attraverso un

ricordo, per dircelo : la

morte si avvicina dentro

una vita, dopotutto. Era partito

un mattino a mezzogiorno e

il sole sembrò più

leggero, insieme al vento.

Mi ricordò un altro sole,

accanto a lui, quando eravamo

sulla soglia di casa e

sentivamo le parole, scambiandocele

in altre forme. Arrivare a

scorgere un pensiero

era difficile, così ti racconto :

c'era una lettera sotto un 

piatto e si odoravano ricordi,

quando li sentivi sulle tue

corde, e narravi. Creasti un

mondo, riportandolo in vita a

chi non c'era stato, narrando

una storia e un filo.

Danzano sul bordo degli

spigoli, danzano, li vedi ?

Ci riportano dentro insieme

nel canale del tempo che

è scorso tra qualche crepa

ingiallita, e ti vedo :

cielo tra un colpo e un altro

in mezzo alle nuvole della

città vissuta dai tuoi piedi.

Li avresti narrati, quei voli

alle mie orecchie impuntate sulle

tue rughe, mentre t'abbracciavo

prima d' una partenza, ancora.

Ora il narratore è partito

davvero e rimango qui

in attesa scorgendolo, bambino in

corsa, a mostrarmi un

racconto da vicino.

" Puoi proseguire ".

" Come ? "

" Col ricordo di una storia, toccandola

senza chiederti, mentre corre

lontano ".




           Paolo Andrea  Pasquetti     da      Canti del ritorno




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