Tu sei una potenza primigenia...
Negli anni '70, oltre che a laurearsi in Filosofia, Umberto Fiori era entrato nella Sinistra extra parlamentare e poi, come cantante, chitarrista e paroliere, negli Stormy Six, uno dei gruppi più importanti in quell'area. Il gruppo ottenne fama europea ( in particolare in Germania ) e Fiori passò anni vorticosi fra tournée e sale di incisione. Fu per qualche tempo un cantante e un musicista di successo, oltre che un militante per la rivoluzione. Ma non durò a lungo : altri ritmi e altre musiche scalzarono il rock progressivo. La parabola di Fiori lo portò a rinnovarsi - a suo modo - su contenuti ancora più stranianti : il modo antico di essere poeta nella modernità. All' inizio degli anni '80 si ritrovò a girare per Milano, osservando disorientato le cose e le persone. Con una polaroid si mise a fotografare gli edifici, in particolare i più squallidi e anonimi. Nacque allora uno dei fili conduttori della sua poesia : il tema delle case. L' Io pare assente dalle sue prime raccolte e anche i personaggi sono privi di un'identità definita : una poesia non lirica, si direbbe. A posteriori, è evidente che l' Io era presente e vigile sin dall'inizio, solo, stava tentando di prendere le misure di una realtà che non capiva e di una vita che non sentiva sua. A mano a mano, questo Io emerge sempre più nettamente e prova a rispecchiarsi in ciò che vede, ritrovandovi anche la propria frustrazione. Infine, formula conclusioni - provvisorie o in apparenza definitive - che vanno oltre la sua storia personale.
( Tratto dalla Prefazione di Luca Zuliani )
TRE POESIE PER L' ORIENTINA
( 18 Aprile 2008 )
" Pondus meum, amor meus ; " Il mio peso, il mio amore
Eo feror, quocumque feror ) " lo porterò; lo porterò a
Agostino, " Confessioni " tutti "
Ero preso, non c'erano più scelte,
giudizi, volontà.
Ero un peso. Tu eri
la gravità.
***
E' vero : di attenzione
ne ho poca. Nella mia testa
dati, fatti, persone,
come vengono vanno. Tanti discorsi
li afferro a malapena, tanti nomi
tante facce mi sfuggono.
Ma questo piede che mi hai messo in mano
vedi come lo tengo? Sono anni.
Una vita.
Mi si rivolta fra le dita
tiepido, buio, tutto da sapere;
mi scalcia - questo piede - dentro il cuore
come nella tua pancia
Cecilia
Giovanni.
***
Tu sei una potenza primigenia:
l' Orientina sei, la patrona
candida e furibonda
di tutti i cominciamenti,
sei la grande Sbocciante,
l' Albeggiante, la Ricca - di- Mondo.
Quando te lo dicevo
vent'anni fa,
non era solo un gioco, una serenata.
Era la verità.
A ridirtela oggi
ti dà fastidio :
non ridi nemmeno più.
Lo so, lo so: non vuoi essere un idolo.
Vuoi che io mi ravveda,
che finalmente ti consideri
quello che sei, né più
né meno.
Io vedo solo dèi.
Mi conosci, lo sai :
questo è il mio limite. Ma se tu me lo imponi
mi sforzerò di fare come se al mondo
non ci fossero altro che persone.
Anche tu - quindi - una persona. Va bene?
Quello che dentro mi sragiona
quando ti sto di fronte
farò conto che sia solo rispetto,
affetto, stima.
Della tua furia celeste
non avrò più paura :
la chiamerò arrabbiatura.
Troverò una misura, te lo prometto.
Sarò umile, saggio,
calmo, paziente.
Vedi com'è potente
il tuo nume?
Umberto Fiori da Tutte le poesie - Garzanti 2024
Pensa che ho anche L'Unità, degli Stormy Six. Quando ero molto "nazionale", e vagavo tra Area e PFM, Radius e Riccardo Zappa..
RispondiEliminaVedi le causalità della vita...a volte succede oltre che l'imprevisto anche l'imprevedibile !
RispondiEliminaCarine. Hanno un non so che, che però risuona.
RispondiEliminaCarine proprio.
Grazie per la proposta
Sì, queste poesie piacciono anche a me: hanno metafore particolari e incisive.
RispondiEliminaGrazie per la visita.