venerdì 21 agosto 2020
LA MADONNA DI DONAERA 2
Vado a vuoto di memoria in memoria
goffo, come un pinguino
rintraccio, poi, un crepacuore. I tuoi dire,
si rimarginano, e i discorsi tuoi:
a fanfare.
Sono grasso, e ne ho vergogna. Seduti,
al bar, la piazza, ho le mani sulla pancia,
tu sei tutta sorrisi, e tremori, e amori,
tutta una generazione di fiori.
Prima o poi ti dirò dell'altra notte.
Sognai così estremo che fu un averti
in casa ( al mattino il tuo dentifricio
sull'asciugamani - dove affondai
il naso e gli occhi - a chiazze ).
***
Quoddam pelagus substantiae infinitum et indeterminatum .
Alessandro di Hales
Tu sei sopra di me
e sei rovesciamento : il gran mare dell'essere -
mi anneghi e mi dai forma, forma che non sapevo
( e allora sarò qui, sempre come un devoto,
a omaggiarti i capelli, e le dita e la pelle,
ma non per questo aristotelico occhio:
per questo mio vivere non più vano, da quel giorno:
una mano nella mano,
e i miei palmi ora screpolati, stigmate di un culto che
fa ridere
e che mi ha rovesciato ).
Scrosta da me questo fango - ti prego- rendimi nitido
anche questo lato.
***
Tutto in questo me che hai determinato
è terra nuova, sorta dall'abbattere di una corderia,
terra mai tracciata
e ora da mappare, riedificare, tutto in me è un
luogo - adesso - che non c'era,
questo me, tutto, è un intreccio di dialoghi,
rincorrersi di dialettiche piene,
la mia tesi solitaria, l'antitesi fatta di tutto il creato
tranne te:
che sei questa sintesi muta e torbida quando di
notte ti cerco, animale
perso nel bosco in cerca di una taccia, sento le tue
ferite e te le lecco,
questo me, tutto, è uno starti poi accanto in un
buio muto e torbido, e deboli
in questo mio contare finalmente qualcosa che
non sia un riempito niente,
non solo il crollo di una corderia, ma anche la
finzione che " Tu sei mia",
e il reale crudo di questa e quella azione - agisco
solo perché tu mi sei
boia senz'ascia, ultima Occasione.
***
Feroce come questo tempo stanco d'attesa, di
disordine incubato,
solo il gesto che facesti quel giorno, appuntandomi
sul petto la mano,
sperdendoti nel sonno così - spento tutto mi
rimaneva sotto il naso
solo la tua luce azzurra di vene: un polso stretto al
collo così saldo,
feroce come il groppo dell'attenderti, o come le
cravatte di mio padre
che mi ostino a indossare, e tu lo sai bene questo
ostinarsi che è il mio amare.
***
Del petto ora mi restano passi e posti che vivi,
le liturgie dei parchi, la tua finestra chiusa;
di tutto il resto resta un'abiura: eppur ti amo;
nel petto ora mi restano i tuoi binari morti
in un paese di mare nei giorni di Natale,
e al polso poi un elastico mi resta attorcigliato,
reliquia tua di un esserci mio mai stato; e sul cuore
due metà ricongiunte, fuggite dal patibolo
e ora lì in un androgino tutto carne e sudore:
noi, che ora non sei qui e sei falla in cui inciampo,
suono che tra le scale rimbomba e mai ti svela,
noi, noi, che sempre non ci siamo
ancora detti tutto.
Andrea Donaera da La Madonna che mai appare
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