Peccato questa solitudine...
FORSE MI PRENDE MALINCONIA
Forse mi prende malinconia a letto.
Se ripenso a mia vita tempesta e di
mattina alzandomi s'involano i vani
sogni e davanti alla zuppa di latte
annego i miei casi disperati.
Gli orli senza miele della tazza
screpolata alla quale mi attacco a bere
e nella gola scivola piano il mio
dolore che s'abbandona alle
immagini di ieri, quando tu c'eri.
Che peccato questa solitudine, questo
scrivere versi ascoltando il peccatore
cuore sempre nella stessa stanza
con due grandi finestre, un tavolo
e un lettino di scapolo in miseria.
E se l'orecchio poso al rumore solo
delle scale battute dal rimorso,
sento la tua discesa corrosa
dalla speranza.
***
Bruciavi d'amore e voluttà
sul tram, nei calzoni scoloriti
dall'estate.
Sull'erba matta dei giardini
di notte i nostri abbracci.
Noi,
le generazioni sterili per la morte.
***
Dio mi moriva sul mare
azzurro, sul suo pattino dove
mi aveva invitato ad andare.
Ma fu la gelosia, la normalità
dei ragazzi a spingermi a rifiutare,
ad alzare le spalle alle battute
salaci.
L' odore del mare riempiva
le navi e tu cantavi negli occhi
ridarelli vittoria.
***
Quando mi alzo lo sguardo
al giorno che nasce ogni volta per me
senza rancore o bene. Mi preparo
all'insonne pazzi quotidiana
con smarrita voglia di respirare
tutto il tempo invano passato.
Che solo sa chi non fa tanti
sforzi disperati di memoria.
***
Lo chiamo me stesso
questo uguale a tutti
che ha i respiri corti
e sovente s'ammala
di troppe intenzioni
né cessa di sperare;
questo che vola in sogno
e si veste leggero
e si chiama allo specchio,
che attende emissari
da regioni di luce,
questo coi piedi lenti...
Di lui potrei raccontare
storie anche gentili,
ma è certo sua la colpa
della mia diffidenza.
***
PER SEMPRE
Eri un'emozione per vivere,
per stridere durante il pasto
serale. Era emozionante ricevere
posta. La mattina in fretta
le scale scendevo e lì
trovavo le ingiurie tue
alla mortale natalità.
Accuse per andare avanti.
Ma dopo ti rendevi inquieta
al delitto dei non detto
se non rispondevo per le rime.
O rima che dirti non sapevo
senza la fuga in avanti
di terzine squilibrate
sul dolce stil vecchio della
Musa canterina a presiedere
gli ozi di Sodoma. Dirti
che ero piano di sonno
se l'immortalità era un pio
desiderio, lugubre sospiro
ti avrebbe annoiato.
Talvolta una stradina
mi risucchia indenne
dove non alberga strepito di auto,
allora sciolto dai tuoi lunghi
sensi, camminare ti vedo per sempre.
Dario Bellezza da Invettive e licenze
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