lunedì 27 aprile 2020
I RITI DI INIZIAZIONE 3
(...) Forse l'uomo moderno, colui che vive nelle grandi città, è
riuscito a inserire il fatto della morte nella quotidiana routine
della vita, tanto da diventare un'abitudine sdrammatizzata, un
fatto di normale amministrazione che ci può toccare soltanto
se avviene nella cerchia del nostro mondo affettivo:
collettivamente il morire non ha più senso. I Pigmei, il cui
livello di civiltà può essere paragonato - almeno sul piano
tecnico - a quello dell'età della pietra- si spostano di un giorno
di marcia dal luogo dove la morte ha colpito uno dei loro
membri. Il primitivo soffre molto di più di noi moderni l'orrore
della morte e le sue manifestazioni di dolore sono addirittura
raccapriccianti e irrazionali dal nostro punto di vista. Pare
che la perdita della persona cara non possa più trovare nè
rimedio nè conforto. La disperazione è totale. La certezza del
ritorno appare sul momento come un'argomentazione inutile.
C'è forse in questa disperazione un'intuizione irriducibile della
fine del nostro essere personale?Il ritorno della vita attraverso
la procreazione è garanzia della continuità della specie, ma
non della conservazione di un Io ben differenziato, unico e
irripetibile.
Si tratta, dunque, veramente di sovrastrutture che hanno il
fine di rendere più sopportabile l'esistenza e che la ragione
dovrà un giorno cancellare dalla mente umana? Anche se così
fosse, come rifiutare un valore a dei fatti che ci hanno
consentito non solo la sopravvivenza, ma anche la nostra
crescita? Ogni manifestazione umana ha diritto alla nostra
più alta considerazione sia nel bene che nel male, in quanto
facente parte della nostra storia. (...)
Giovanni Vignola da I riti di iniziazione ( Magici, sessuali e religiosi )
Nessun commento:
Posta un commento