Noi siamo la casa con le fondamenta di carta..
Hai il potere dello sporangio
che stringe l'atto del seme
evolversi, per scoprirti
bisogna spogliarti, sbucciare
le paure. Guarda, un altro albero
di mele: ora si che possiamo
aspettare in due
le infiorescenze.
***
Noi siamo le cose non fatte,
i piani mai firmati
il vorrei mai rientrato
a presente. Siamo la casa
con le fondamenta di carta,
siamo la generazione nuova
di batteri sintetici.
Eppure i poeti architettano
la sopravvivenza altrui
morendo a poco a poco.
***
In questa nebbia ti perdo e mi
ritrovo in gocce sparse sul cemento
che attraversa la carne fin su dalla gola.
Si taglia quasi a fette
l'amore, col sibilo lento
del versamento.
***
In questo cubo d'aria
c'è tutta la forza
del volersi dei corpi,
se capita una carezza
sono salti di tensione
una buca di potenziale
e appena dopo il picco
alto che svetta. Mi hai preso
la mano e mi sono ritrovata
lì tra le dita
come un imbuto, rovesciata.
***
Le sento arrivare in punta di piedi
le domeniche senza parole
senza lo scavo e il solco
profondo delle cose
fatte per abitudine, conosco
ogni parte del tuo corpo che potrei
quasi recitarla a memoria
una ninna nanna per l'abbandono
e mi lasci con una stretta di mano
in dono il bulbo chiuso dei ricordi
che bastano per entrambi
da quanti sono.
***
Il male come una palla
lo prendi e me lo sbatti addosso
si incassa bene nello stomaco
lo incarcero, come un dono
il lento rovesciarsi della coda
tagliata della lucertola.
Torna poi a crescere la separata
distanza del corpo, l'arto che sento
con i prolungamenti delle vene
che puntano dritto alla superficie.
Cléry Celeste da La traccia delle vene
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