lunedì 28 ottobre 2019
LA COLETTE DI JULIA KRISTEVA 2
(..)Di fronte a questo alfabeto solare, un altro alfabeto - mostruoso
questa volta - : una Colette notturna esplora gli abissi delle
nostre identità, che definisce un " nauseabondo caos senza
inizio né fine, ma di cui certi arabeschi si leggono come lettere
dell'alfabeto ( "Prisons et paradis" , n.d.r. ). Parte integrante
dell'impero dei sensi e di quella sensualità femminile da lei
definita " più diffusa dello spasmo, e più di quello, calda, ( "Il
puro e l'impuro," n.d.r. )la scrittura di Colette li formula con
un'intensità e una misura che trasformano i suoi stessi testi in
un" possente arabesco di carne,una cifra di membra mescolate,
un monogramma simbolico dell' Inesorabile "
A più riprese, nel corso dei suoi libri, Colette ritorna su un'idea
che mi sembra centrale nella sua opera : la scrittura è una
compenetrazione tra la lingua e il mondo, tra lo stile e la carne,
che le rivela l'universo e i corpi come un arabesco. Il linguaggio
è sentito come una " selvaggia melopea " che imprime la sua
seduzione ai frutti, agli utensili e alle stoffe…
In quest'esperienza sensuale, le metafore sono aromatizzate con
sonorità venute da altri luoghi : " Quando le parole non sono
abbastanza belle, la lingua d'oc le insaporisce " ( " Provence ",
n.d.r. ). Per dare consistenza alle sue pietanze, Colette le
insaporisce con molto aglio, il condimento apprezzato al sud.
Il gusto delle parole e quello degli alimenti realizzano la stessa
segreta alchimia: " Se lei non è in grado di fare qualche
stregoneria, meglio che non si occupi di cucina".
Strega, Colette ? O modesto giardiniere ( al maschile )dell'
alfabeto del mondo ?
Essere definita " scrittrice " le è sempre parso insufficiente.
Falsa modestia? Orgoglio smisurato?. Né l'una cosa né l'altra:
lei sa da subito che la sua lingua assapora l'universo per rifarlo.
Lanciata in una lotta accanita per imporre la sua libertà di
donna e la sua firma di scrittrice, e prima di essere premiata da
un successo tra i più accademici che esistano, Colette impone
nella letteratura francese una sensualità che sfida l'inibizione
più o meno casta della gente per bene, senza rivendicare però
un erotismo trionfale, nel quale si distingueranno le sue
consorelle dette " liberate ", né - all'opposto - un pudore
dolorista più convenzionale. Provocatoria, scandalosa per l'
audacia dei suoi costumi e del suo itinerario, questa donna
seducente rifiuta di rinchiudersi in qualsivoglia militantismo e
non predica alcuna trasgressione. Arriva a dare alla sua
esperienza di libertà senza complessi il linguaggio di una
profusione governata da una retorica classica, che rimanda i
lettori moderni alla serenità del miracolo greco. (…)
Julia Kristeva da Colette ( Vita di una donna )
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