L' alta missione era farsi da parte…
MISSIVA
Ti scrivo della mia stanchezza immotivata.
Oggi sarebbe un giorno calmo
quasi felice
se tra le nuvole un sole appuntito
non occhieggiasse
talvolta in tralice
talvolta liberato in piena gloria.
Scarti violenti di luce e vaste ombre
dilaganti senza preavviso
senza riposo mi accasciano
e per poco - amico - non mancavo
a questa lettera che pure è confortante.
Scrivi che tu sei felice e che leggi
tutti i libri che non riesco a tenere in mano:
quasi mi cura saperti sereno attivo
e molto lontano.
***
NIENTE DI ME
Si continua a morire ma non qui. Non avrai niente di me.
Oscenità e ancora oscenità.
Prima una recita il mondo e le genti sul palco.
Ora sul marciapiedi di fronte
all'uscita colorata osservo
come un cane affamato
che attende pietosi avanzi
l'amoroso scontrarsi di omeri aguzzi.
Non avrai niente, niente di me.
Stivati nella memoria, schizzi di sangue
imbrattano le palpebre
che volevo baciare e placare.
L'alta missione era farsi da parte
e non odiare. Tardi
me lo disse il dolore.
E non c'è addio, non c'è morte che redima.
La resa è una tana, il riposo un recesso.
Deposte le armi, deposte ancor prima
le emozioni del combattimento,
non so a chi consegnarmi.
Non avrai niente di me, se non me stesso
in questa stanza affumicata
dove fumo e mi oriento e mi sogno
scaccio il sonno e ti aspetto
mentre sale il bisogno
del tuo perdono,
del perdono di quanti trassi in inganno
dicendo che credo, che so, che sono.
***
RICORRO A TE DI NUOVO
Ricorro a te di nuovo
dopo averti spergiurato.
Succede così soltanto
con i più stretti parenti anziani,
con le sostanze della nostra dipendenza.
Mi succede con te.
Mi consola chissà perché pensare
che non sei arte ma appena
il documento della mia incapacità
di non fare storie,
il mio magone
ogni volta che l'emozione è attuale
e che per sorseggiarla
senza scottature
sono forzato a farne novella,
tiritera della memoria.
***
SCORRE IL REGISTRO DELLE CHIAMATE
Scorre il registro delle chiamate,
questa memoria breve
di quasi ogni scambio
( con chiunque parli di persona, vorrebbe
che fosse al telefono,a distanza di sicurezza ),
e osserva le poche ricorrenze
in un tiepido scoraggiamento.
Le relazioni che hai saputo intrecciare,
i nomi che passano troppo noti,
i numerosi sconosciuti.
Lo ferisce l'assenza di un nome
che un tempo era quasi padrone della lista.
Lo ferisce la certezza
che di qualche morto un giorno
il ricordo scatterà allo stesso modo,
in questo solo modo.
Sarà rimorso allora, profondo e passeggero.
Perché ogni abisso che scava
poi si riempie di sudici pensieri frantumati
come una discarica
di continuo rifornita:
e i suoi sforzi di lealtà al ricordo
planano sopra le continue discariche
con la voracità viziata
di gabbiani lontani dal mare.
***
CHE ARRIVI LA VERGOGNA
Che arrivi la vergogna e abbia
fretta travolgente di togliermi
la testa dalla sabbia, additandomi.
E dopo la vergogna la paura
e insieme alla paura la voglia
anche soltanto puerile
di un furto grosso, primaverile,
di sottrarre
all'elemosiniere
della vita qualche moneta
di emozione sconosciuta.
Paolo Maccari da I ferri corti
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