domenica 15 settembre 2019

L'ATTESA DI ANDRES

 
 

                                                        I miei gesti sono occulti, spietati…


1968 ( un solo ricordo )

E siamo invecchiati tutti e nulla ci hanno detto
del terribile crepuscolo e l'assenza
del restare seduti sulla porta della macelleria
del nonno, della nonna, della madre
che mai è potuta essere daccapo felice.

E nulla ci hanno detto, nessuno ci ha avvertiti della catastrofe
e siamo ancora seduti in attesa di un'alba.


                                           ***

SALA DI TORTURE

Qui giace Andréas il beneamato.
Andréas il detestato.

Qui giacciono molti sogni, la nostalgia,
la vita bella che non si è fatta viva.

In questa sala di torture i miei monconi,
la mia pleura, i miei occhi ardenti.

Tutto in metri cubi, quadrati.

Tutto in un ordine che non comprendo.

O non mi comprende.


                                                 ***

DOMICILIO

Numeri di pietra, maledetti numeri di pietra:

La mia casa non ha via, non ha tetto, non è impregnata di brodo.

La mia casa si regge sul silenzio
di un terreno incolto dove mai fioriscono i bambini,
dove la speranza è solo una parola.


                                                ***

IL CANTO DELLA SIBILLA ( a mia madre )

La lingua con cui respiro
e con cui non parlo mai.
La dolce lingua madre,
anemone dimenticata,
in cui io presagisco
 sogno a mezzanotte.

Quella in cui scrivo
(sempre mascherata )
quella che non comprendo,
inerpicandomi sui suoi accenti.

Quella sempreviva
come una rondine
o cento gabbiani bianchi,
come questo prodigioso
detto marinaio - adesso -
in cui è meglio tacere
sognando le pietre
di un mare e di un'isola,
che non indovineranno
la gioia di queste parole
che abitano nell'aria
ancora quieta o mutevole
nel lontano esilio.


                                               ***

SIBILLA SI CONFESSA DAVANTI AL SUO SPECCHIO

Soffro, soffro io tutta tra i gelsomini,
nell'orto e nello spazio e nel tuono,
nella pioggia, alle intemperie, desolata
soffro perché credo di essere pazza
(con quest'io terribile, incredulo
nello specchio azzurro del cielo rotto
e in questa luna piena dei miei occhi ).

Abito nel deserto della lacerazione:

i miei gesti sono occulti, spietati.



            Andrés  Morales    da     In attesa di un'alba

2 commenti:

  1. "la gioia di queste parole che abitano nell'aria", bello, no? etereo, caduco e immortale nello stesso tempo

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  2. E' un po' la contraddetta sorte di tutto ciò che è umano:( forse proprio perché effimero, dotato di una sua intrinseca bellezza… a volte rimane nel tempo immortale ).

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