mercoledì 3 luglio 2019

VIAGGIARE E NON PARTIRE 4



(…) " Io penso che - riguardo ai viaggi - una buona parte delle
       persone mentano, ma nessuno lo ammette"
       Max Knaus sostiene che tutto il  tourist bousiness si regga
       sulla stessa convinzione: non dire mai che la tua vacanza è
       stata un disastro.
       Soprattutto non dirlo a se stessi, penso io..

       Non dimentichiamoci che travel  ( viaggiare, in inglese ),
       viene da  travail " sofferenza, lavoro" e in italiano addirittura
       " travaglio ".

       Nadia Fusini, giornalista e scrittrice, rompe l'omertà :

     " Viaggiare è un'arte e richiede un talento che non tutti hanno.
        Io, ad esempio, ne sono priva. Già partire mi mette in ansia;
        figuriamoci arrivare in un luogo dove non sono mai stata e
        si parla una lingua che non conosco e si mangiano cibi che
        non somigliano a quelli cui non sono abituata e perfino i
        letti sono diversi e i rumori non sono gli stessi.
        Ma naturalmente,come al cieco piacerebbe vedere, al muto
       parlare e allo zoppo correre,così io non faccio che fantasticare
       su quell'organo che mi manca, e vagheggiare le meraviglie di
       cui il mio handicap mi esclude. Immagino partenze comode e
       arrivi avventurosi, fantastiche scoperte, incontri esotici. Come
       appunto leggo nei libri di viaggio, dove non trovo mai
       descritti quei momenti che ritengo invece assai probabili ( o
       solo a me capitano? ), quando al crepuscolo la nostalgia di
       casa si fa insopportabile, e la vita odiosa in una stanza d'
       albergo sordida, e si vorrebbe solo morire alla vista degli
       scarafaggi a New York, delle rane in India, dei topi sul Nilo.
       Da sola come sopportare tutto ciò?
       Per questo ci vuole sempre  compagno di viaggio… "   (…)



                        Andrea  Bocconi     da     Viaggiare e non partire

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