domenica 28 luglio 2019

POESIE DI SILVIO RAMAT

 
 

                                Quanto poco fu il tempo che serviva a viverti…


Che pece tenera l'inesperienza
tua e mia dell'umano; che amore
l'amore catafratto d'ironia,
questo illudersi a ore alterne d'una
maturità che non esiste, o almeno
non esiste nel nostro destino.

Quanto poco fu il tempo per descriverti
e meno ancora quello che serviva
a viverti. Illeso amore, accento
di sorriso sulla mia prima costola
fratturata, questo scherzo sottile
di primavera, e al suo velo invisibile
io e te - ringiovaniti - nella spera
del vaniloquio: la chiave è sul banco
che ti apre e mi vuota come l'uno
in euforia dopo l'altro i bicchieri.


                                        ***

L'universo in quattro battute, è questo che mi domandi,
non più di una per elemento ( e credi
sia troppo ). Così barcamenandomi
tra aria e cibo, fuoco e sonno, fo torto
a tutte le altre pietre, te ne stacco
quattro appena per dedica:
il tempo di Venezia senza spigoli,
il riso di un vassoio senza smalto,
noi due nature vive nel giardino dei morti,
le arance tutta buccia di Rialto.



                       Silvio  Ramat     da     L'arte del primo sonno


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