venerdì 10 maggio 2019
MASCHI E UOMINI : UNA SPECIE INTERIORE? 3
IDOLATRI DEL FARE
(…) Per i maschi, l'essere coincide con il fare. Se così non fosse, a
che pro essere? Se ti fermi, per loro non sei nessuno, in un
istante ti sbalzano dalla scena del mondo.
Se i maschi non hanno a portata di mano un antagonista, lo
vanno a cercare. Lo stanano con ogni mezzo. Lo inventano.
Quando il fuggiasco non è un altro maschio o una donna, la
torma insegue bersagli viventi d'altra natura. Il nemico le è
necessario. I maschi hanno sempre bisogno di una preda da
mettere nel carniere o alla berlina.
Non vive bene,non si sente tale,il maschio che non può incidere
una nuova tacca sulla cintura, che deve tornare a casa senza
una medaglia: per un buon contratto siglato, un'umiliazione
inflitta. I maschi - e sono un'infinità nel loro millenario
riprodursi- non sanno che significhi fare domande scomode
a se stessi, lasciare la preda, pensare a cose senza prezzo e
scopo. Non conoscono il significato della locuzione " vita
interiore ", né la bellezza dell'inutile e del gratuito. Possono e
sanno amare soltanto quel che vedono,trangugiano, comprano.
E poiché sono sempre sul chi vive, per costoro l'interiorità è
una regione troppo inconsistente e friabile. Inconcludente.
Addestrati al comando e al dominio - anche di piccolo
cabotaggio - non possono mai abbassare lo scudo. Alla sola
idea, si sentirebbero smarriti, impotenti, in - fallo, privati del
loro totem più sacro. E poiché hanno la tendenza a riprodursi
tali e quali,hanno imparato dai loro padri che un vero maschio
non si perde mai d'animo. Tanto più se c'è qualcosa da
guadagnarci, da barattare o da vendere.
Agiscono come automi, vantandosi di essere liberi. (…)
Duccio Demetrio da L'interiorità maschile ( Le solitudini degli uomini )
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