Non so più che rumore assorda le mie orecchie…
Ci si affida al silenzio, imbrattando le pareti del cuore
con la vernice dei muti. Cadere non è abbandonare
la strada, rinunciare ad arrivare alla meta.
Ma il bastone non serve.
Vorrei regalarti tutto di me, quello che ho dato
ad altri per errore.
Quante parole ho chiuso in un pugno solo,
affrettandomi a nasconderle nella tasca più interna.
Avevo aperto il pugno per soffiarti sugli occhi, tanto
e ancora più di tanto. Come i baci: sempre uno di più.
Avrei riempito le tasche anche di sogni, se avessi
creduto che le ombre fossero capaci di liberarli
dalle catene della paura.
Ti avevo aperto la porta nascosta della mia cantina
lanciando la chiave nel mare, un oceano di schiaffi
all'amore - subiti e negati - annientando sadiche vendette.
Si dimentica presto quando la spina che punge le dita
appartiene alla rosa più amata del nostro giardino.
Non so più che rumore assorda le mie orecchie - adesso -
quando cade un sospiro.
Ora, ciò che mi tolgo, è quello che ti ho dato a piene mani:
non solo parole strappate alla mia corteccia indurita,
ma linfa vitale e - privandomene - rendo di nuovo
opaco il colore.
Come allora, mille sentimenti da imbrattare,
come quando i pennelli erano mani e noi - sempre noi -
tele da ridisegnare.
frida
Violino meraviglioso, mi piace molto questo artista, e i versi non sono da meno, tra le mie preferite complimenti
RispondiEliminaAbbi un sorriso...
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