lunedì 14 gennaio 2019

SOLYNKA, IL DISSIDENTE

 
 

" Quando il potere è posto al servizio di una reazione feroce, bisogna creare un linguaggio che faccia del suo meglio per appropriarsi di questa enorme corruzione e rinfacciargliene gli eccessi " ( W.S.)



(…) Wole Solynka , il primo Nobel d' Africa ( era il 1986 ), parla
       ovviamente di migranti, perché glielo chiedono. Dice, come è
       logico da parte di un uomo nato in Nigeria 83 anni fa, che ha
       studiato dagli ex " colonizzatori" britannici, che ha scritto
       poesie, drammi, saggi, memoir e romanzi in inglese, che ha
       utilizzato i soldi ricevuti da Stoccolma per costruire una
       Fondazione per scrittori nel suo villaggio natale ( chiamato
       Saggio dal soprannome di suo padre ), che è stato incarcerato
       e poi costretto all'esilio perché ha lottato contro i dittatori del
       suo popolo, che " bisogna condividere la responsabilità ".

      Continua…

      Nella lotta al potere , il linguaggio è fondamentale. " La lingua
      ha due facce. Può essere usata distruttivamente, senza remore
      né coscienza: il potere è esercitato da molti attraverso il
      linguaggio, e lo vediamo nella demagogia, nelle dittature.
      La retorica hitleriana ha molti cloni nel mondo di oggi: chissà
      chissà quali giochetti usa Kim Jong Un per rendere schiava la
      sua gente, a quale retorica ricorre per entrare nella psiche e
      ottenere rispetto. Poi, c'è l'altra faccia : C'è chi - a questo
      linguaggio - risponde in modo diverso e non si adegua: è il
      dissidente, l'artista,che prende a calci la schiavitù.Il linguaggio
      non dovrebbe essere abusato, ma può essere usato per liberare
      l'umanità, come a volte è successo". Poco importa quale sia,
      questo linguaggio. Per lui l'inglese non sarebbe la " prima"
      lingua, ma è quella in cui scrive da sempre. " Per me non è un
      problema: sono cresciuto in un ambiente multiliguistico. In
      Nigeria si parlano 300 lingue - non dialetti, lingue - e solo l'
      inglese è comune. Io parlo yoruba, ma in tribunale o in chiesa
      si parla inglese, arabo nelle moschee. E poi la lingua è molto
      flessibile. A volte, mentre leggo Shakespeare, mi chiedo : ma
      in che lingua è scritta questa tragedia ? Mi sembra yoruba…
      E così per molte altre opere: la lingua perde significato e
      diventa accessibile a tutti. E' un mezzo di espressione
      affascinante ".   (…)


                    Eleonora  Barbieri    da     Il Giornale.it

2 commenti:

  1. Un articolo molto utile e interessante, mette in luce cose poco note...attraverso la testimonianza di una persona premio Nobel

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  2. Sì, notizie utili a una miglior conoscenza si possono trovare ovunque, se si è interessati e si hanno occhi ( in questo caso ) per vedere …
    Grazie del commento.

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