domenica 2 dicembre 2018
ALLA FINE DELLA VITA ( Morire in Italia ) 4
(…) Un'altra spiegazione è stata proposta da Zygmunt Bauman,
secondo il quale il nostro imbarazzo dinanzi al morente nasce
dal fatto che il significato della morte è cambiato. Essa non
costituisce più l'acceso ad un'altra fase dell'esistenza, ma una
semplice uscita,la fine di ogni proposito e di ogni progetto.
E questo rende impossibile la comunicazione fra i vivi e il
morente.I primi possono offrire al secondo solo un" linguaggio
di mezzi e fini; di azioni che derivano il loro significato dai fini
cui sono funzionali e la loro ragione del servire adeguatamente
quei fini ", un linguaggio del tutto incomprensibile a chi sta per
lasciare questo mondo e questo sistema di significati .
La terza grande differenza fra il passato e il presente riguarda i
sentimenti e le azioni di coloro che restano dopo la scomparsa
del loro caro. Un tempo, i familiari del defunto esprimevano in
vario modo il lutto, il forte dolore per la perdita che subivano.
Si occupavano personalmente della preparazione della salma e
dei riti della sepoltura. Guidavano il corteo che accompagnava
la bara dall'abitazione alla chiesa e al luogo della sepoltura.
Erano tenuti a manifestare i loro sentimenti all'esterno con
vari segni, per periodi di tempo stabiliti dalla tradizione e che
variavano a seconda della loro vicinanza all'estinto: nel modo
di vestire- indossando abiti neri o mettendo una fascia nera al
braccio - o nelle attività di tempo libero, non partecipando a
balli o ricevimenti mondani e non andando a teatro. Queste
usanze sono state a poco a poco abbandonate nella seconda
metà del Novecento. La toilette funebre ( la cura della salma )
è stata trasferita a degli specialisti; i carri funebri sono sempre
più disadorni, mentre le processioni dietro la bara non sono più
possibili all'interno delle città. Tutto avviene come " se si
dovesse fare in fretta, scomodare i vivi il meno possibile". Il
cadavere viene sempre più spesso cremato e questo contribuisce
al declino del culto dei cimiteri e del pellegrinaggio alle tombe.
La manifestazione esterna del dolore non solo non è più
richiesta, ma è mal vista e scoraggiata. Non ci si veste più a
lutto. E' consigliabile reprimere o quanto meno tenere sotto
controllo i propri sentimenti. (…)
Marzio Barbagli da Alla fine della vita ( Morire in Italia )
Molto vero, a tal proposito ho letto in un libro una frase chiave che vale per ciascuno di noi "IL DOLORE NECESSITA DI ESSERE VISSUTO", ovvero prendiamoci il tempo per viverlo, sfogarlo, se scappiamo, ci riempiamo di cose da fare, quel dolore non va via, non scompare per magia, ma si cristallizza dentro per uscire alla prima occasione amplificato... oppure si crea una nicchia ed avvertiremo come un senso di vuoto dentro che ci succhia energie... Per poter andare oltre dobbiamo viverlo e sfogarlo...
RispondiEliminaSono concorde sulla necessità di vivere emotivamente il dolore, ovvero sulla consapevolezza ( questo non vuol dire che non dobbiamo fare nulla - dove possibile - per alleviarlo ), sia riguardo alla propria malattia fisica che per quanto riguarda il dolore psichico ( pensiamo al lutto e alla necessità della sua elaborazione ).
RispondiEliminaInoltre il dolore - dal quale tutti istintivamente ci ritraiamo - può avere una funzione " catartica " ed essere fonte di crescita personale in quanto acquisizione di una maggior consapevolezza di sé e senso di umanità.
Per non dire poi che " ciò che viene buttato fuori dalla porta, rientra dalla finestra " e questo è proprio il caso: molti dolori ( specie emotivi ) non risolti, portano a trasferire sul soma una complessità di sintomi che vengono spesso -
e un po' sbrigativamente - etichettati come malattie psicosomatiche, e che possono durare l'intero corso della vita ( senza risolversi mai perché non viene riconosciuta e rimossa la causa ) di un individuo.
Grazie del commento.
Concordo, intendevo di viverlo sia personalmente ma anche nei gruppi di auto mutuo aiuto, che sono gratuiti e molto validi, se si scopre un bisogno diverso anche in terapia, tutto fuorché evitarlo, perché è inutile
EliminaGrazie del suggerimento.
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