sabato 17 novembre 2018
NON POSSO TRADURRE IL MIO CUORE ( Tagore & V. Ocampo ) 6
Rabindranath Tagore a Victoria Ocampo
14 Marzo 1939
(…) Cara Vijaya,
quanto spesso sento che la vostra vicinanza, un tempo così
stretta e priva di ostacoli- ora che è receduta in una disperata
distanza - mi è divenuta intensamente più prossima e i suoi
doni svelano un valore che tormenta l'anima per la sua rarità.
Purtroppo i sentieri che accidentalmente erano preziosi, non
possono mai più essere tracciati,e quando il cuore anela ancora
a possedere quella preziosità, si rende conto che è perduta per
sempre. L'immagine di quell'edificio vicino al grande fiume
dove ci ospitaste in quegli stani circondari, con le aiuole di
cactus che prestavano i loro gesti grotteschi all'atmosfera di
esotica lontananza, mi appare spesso in visione, col richiamo
che attraversa una barriera insormontabile. Ci sono alcune
esperienze che sono come isole del tesoro staccate dal
continente della vita immediata, con la pianta che rimane
sempre decifrata in modo vago - e il mio episodio argentino è
una di queste. Forse saprete che il ricordo di quei giorni di sole
e di tenera cura è stato cinto da alcuni miei versi - i migliori
nel loro genere - e fuggitivi sono stati catturati, e ritorneranno
- ne sono certo - anche se voi non li avete visitati perché
separati da un linguaggio estraneo.
Col più caro affetto
Rabindranath Tagore (…)
Rabindranath Tagore & Victoria Ocampo da Non posso tradurre il mio cuore ( Lettere 1924- 1940 )
In lui invece traspare malinconia, gli echi dei ricordi come sbiaditi dal tempo
RispondiEliminaSì, è quello che ho detto in risposta ad un tuo precedente commento.
RispondiEliminaIl tempo è stato tiranno con loro( dal punto di vista della concretizzazione di un'unione); non lo è stato invece da un punto di vista letterario.
Le lettere sono davvero pagine belle -e non solo di sentimento -.