sabato 17 novembre 2018
NON POSSO TRADURRE IL MIO CUORE ( Tagore & V. Ocampo ) 8
Rathindranath Tagore ( figlio ) a Victoria Ocampo
17 Ottobre 1941
(…) Gentile Signora,
il vostro telegramma ci ha comunicato il vostro dolore per la
morte di mio padre e ci ha reso attentamente consapevoli di
quanto caro egli si fosse reso ai cuori delle persone lontane e
vicine. Per quanto riguarda voi, il suo affetto non era mai
scemato neppure un momento. Può consolarvi sapere che la
poltrona che gli avevate fornito per il viaggio di ritorno in nave
dal Sul America era rimasta il suo oggetto di arredamento
preferito e che l'ha usata quotidianamente fino agli ultimi
giorni, quando non poteva più stare seduto. Circa un mese
prima della sua morte, una mattina che era di buon umore,
scrisse una poesia su quella poltrona. Spero di potervene
mandare la traduzione al prossimo giro di posta.
Al senso di vuoto totale che è seguito immediatamente alla sua
morte,è gradualmente subentrata una" presenza onnipervasiva"
Non siamo più in lutto per la nostra perdita, ma lavoriamo con
rinnovata energia, sentendo a ogni passo la sua guida
silenziosa nel portare avanti il lavoro dell' Istituzione che egli
ha fondato. Possiamo sperare - a questo riguardo - di avere
anche i vostri buoni auspici benedizioni?
Sinceramente vostro
Rathindranath Tagore (…)
Rabindranath Tagore & Victoria Ocampo da Non posso tradurre il mio cuore ( Lettere 1924 - 1940 )
Intensa, delicata e rispettosa
RispondiEliminaRispettosa, delle individualità e della situazione contingente. Per questo ho scelto di pubblicare anche questa lettera post mortem ( da parte della famiglia del poeta ).
RispondiEliminaGrazie per la tua attenzione sempre costante e puntuale.