Tu hai stupende, benedette le mani…
ANNUNCIAZIONE
( Le parole dell' Angelo )
Tu non sei più vicina a Dio
di noi; siamo lontani
tutti. Ma tu hai stupende
benedette le mani.
Nascono chiare a te dal manto,
luminoso contorno:
io sono la rugiada, il giorno,
ma tu, tu sei la pianta.
Sono stanco ora, la strada è lunga,
perdonami, ho scordato
quello che il Grande alto sul sole
e sul trono gemmato,
manda a te, mediante
( mi ha vinto la vertigine ).
Vedi: io sono l'origine,
ma tu, tu sei la pianta.
Ho steso ora le ali, sono
nella casa modesta
immenso; quasi manca lo spazio
alla mia grande veste.
Pur non mai fosti tanto sola,
vedi: appena mi senti;
nel bosco io sono un mite vento,
ma tu, tu sei la pianta.
Gli angeli tutti sono presi
da un nuovo turbamento:
certo non fu mai così intenso
e vago il desiderio.
Forse qualcosa ora s'annunzia
che in sogno tu comprendi.
Salute a te, l'anima vede:
ora sei pronta e attendi.
Tu sei la grande, eccelsa porta,
verranno ad aprirti presto.
Tu che il mio canto intendi sola:
in te si perde la mia parola
come nella foresta.
Sono venuto a compiere
la visione santa.
Dio mi guarda, mi abbacina…
Ma tu, tu sei la pianta.
***
GIORNO D' AUTUNNO
Signore: è tempo. Grande era l'arsura.
Deponi l'ombra sulle meridiane,
libera il vento sopra la pianura.
Fa' che sia colmo ancora il frutto estremo;
concedi ancora un giorno di tepore,
che il frutto giunga a maturare, e spremi
nel grave vino l'ultimo sapore.
Chi non ha casa adesso, non l'avrà.
Chi è solo, a lungo solo dovrà stare,
leggero nelle veglie, e lunghi fogli
scrivere, e incerto sulle vie tornare
dove nell'aria fluttuano le foglie.
( Dal libro delle immagini )
***
Un dio lo può. Ma un uomo - dimmi - come
potrà seguirlo sulla lira impari?
Discorde è il senso. Apollo non ha altari
all'incrociarsi di due vie del cuore.
Il canto che tu insegni non è brama,
non è speranza che conduci a segno.
Cantare è per te esistere. Un impegno
facile al dio. Ma noi, noi quando siamo?
Quando astri e terra il nostro essere tocca?
O giovane, non basta se la bocca
anche ti trema di parole, ardire
nell'impeto d'amore. Ecco, si è spento.
In verità cantare è un altro respiro.
E' un soffio in nulla. Un calmo alito. Un vento.
***
Tu pensi fiori, grappoli, tralci…
Certo non parlano questa più timida
lingua dei mesi. Dal buio una varia
ricchezza sorge, e ha il colore d'invidia
dei morti: ai morti si nutre la zolla.
Noi che sappiamo di tante fila?
Da molto tempo certo la molle
creta sopporta un'impronta sottile.
Ora ti chiedo: dànno di cuore?
E' questo il frutto di un'opera lenta
di schiavi a noi che restiamo i signori?
O sono loro i padroni: chi giace
alle radici e a noi manda in silenzio
un suo superfluo vigore di baci?
( Dai Sonetti a Orfeo )
Rainer Maria Rilke da Poesie ( tradotte da Giaime Pintor )
Molto interessanti, mi piace molto Rilke...
RispondiEliminaAnche a me. E trovo che sia particolarmente efficace questa traduzione ( anche se datata ) di quella " promessa" della Letteratura Italiana prematuramente scomparso in modo tragico che fu Giaime Pintor.
RispondiEliminaGrazie.