venerdì 21 settembre 2018

LO SPECCHIO DI ANNALISA

 
 

                                                          Diviene un accadere di miracolo…


Guardami, questa sono io,
la lamina di bronzo sulla fronte,
- tutto è teso - steso
il filo nel giardino senza vento, fermo
bocca e sopracciglia orizzonti oltre lo specchio.

Guardami, questa è la mia casa
cancellata in ogni cosa sinuosa,
- tutto è spigolo - resta
un misurare di gradi sulla pomice
nel consumersi dell'ultima carne
fino al tendine - tutto è freddo -
e l'osso. Avanzo di me.


                                            ***


E' l'ora in cui nell'occhio
più a fondo scava l'abisso,
oltre il nero, fin dove ogni enunciato
si consuma nel rosso acceso.

Il corpo nuovo è senza pelle.

Nasce dalla rugiada o dalle lacrime.


                                          ***


Camminando il greto dei tuoi alfabeti,
mi ferma
mi abbaglia il tuo accendere il verde
come fiamme sui legni;
diviene un accadere di miracolo
che si interra
germoglia stamane sulle vette nude,
ed è un azzurro accaduto
questo inatteso ricomporre
la storia sfilacciata del mio fiato.


                                             ***


Forse non ti ho detto quanto era verde la neve
lo scorso inverno, quando ogni finestra della casa 
veniva aperta temendo le mattine di dicembre
- Avevi piantato allori davanti alla mia casa e lungo i muri.

Forse non ti ho mai detto quanto era buona la notte
e chiara, quando di giorno ti parlavo di battaglie e armi
- Avevi vegliato sul mio sonno - e forse mai potrò dirti
com'è fredda e bianca la neve in questa notte buia di marzo.


                                         ***


E' per l'alleanza stretta quel giorno,
quando ti salvai dal vuoto
che si apriva intorno ai tetti,
un'alleanza di zampe e di mani, le mie, che tu
predatrice dal colore ingannevole
accettasti per fede; è per quel patto
di unghie e di dita - è vero? -
che non mi divori quando divento
bruco e scavo la tana per svegliarmi
- un giorno una notte -
falena dalle lunghe ali.
Fingendo indifferenza, rinunci
all'agguato e come foglie ti acquatti
quasi volessi scaldarmi la terra.


                                          ***


E' tempo di darsi pace, sciogliere l'ambra
nel calore delle mani; è tempo
di ricordare i nostri nomi, specchiandoci
sui capelli dei bambini e sull'argento
lucidati con l'aceto la domenica mattina,
di ricordare, leggendo la Storia
nel tremore dei vecchi.


              
                     Annalisa  Ballarini    da     Specchio a figura intera



2 commenti:

  1. Molto bello il brano, mentre i
    versi, il linguaggio usato è suggestivo...

    RispondiElimina
  2. Una sequenza indovina, insomma!.
    Ne sono contenta.

    RispondiElimina