L' Autunno d' Ottobre
(…) Sì, dopo la vendemmia e la torchiatura, mentre l'odore del
mosto impregnava ogni cosa riempiendo perfino le valli tra le
colline, intere serate gioiose erano dedicate a sgranare la
mèliga, in casa ora dell'uno, ora dell'altro: si invitavano i
vicini o gli amici perché sfogliare le pannocchie era lavoro
lungo e noioso ma, fatto da tanti, appariva veloce e forniva l'
occasione di cantare e brindare alla stagione che moriva in un
tripudio di frutti. I giovani e le ragazze aspettavano quelle
serate della sfogliatura e fantasticavano su incontri e amori,
mentre l'abitudine a vivere in cascine isolate spingeva gli
adulti al piacere di stare insieme, di " contarsela" prima del
rigido inverno. Seduti sui mucchi di granturco raccolti nell'aia,
noi ragazzi sapevamo come inframmezzare il lavoro e renderlo
divertente: tra risate e battute, soprattutto al sopraggiungere
della penombra, lanciavamo i torsi leggeri alle ragazze belle,
oppure le pannocchie nella schiena di quelle brutte; e quando
colpivamo la testa di qualche adulto, lamentele e minacce non
facevano che accrescere il divertimento.Qualcuno traeva dalla
fisarmonica, così familiare allora nei paesi, note struggenti in
cui l'allegria andava sempre a braccetto con la malinconia…
Ma intanto il granturco era pronto per essere trebbiato e poi
macinato: promessa di polenta abbondante per l'inverno
incipiente. Una parte della mèliga era solo " sfogliata",
lasciando due foglie così da permettere di legare insieme le
pannocchie e di appenderle ordinate ai balconi in legno:
arazzo colorato che avrebbe acceso le grigie giornate invernali
o esaltato le corti innevate. Poi, anche quelle spatolate di
arancio si sarebbero via via sgretolate in chicchi di cibo per le
galline. (…)
Enzo Bianchi da Ogni cosa alla sua stagione
Le cose che aspettano il loro tempo...
Bellissimo
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