Che amore ho di me stesso?
(..)La comunità è il luogo della vera ars amandi in cui il sacrificio
diventa necessario: sacrificio come dono - di tempo, presenza,
forze - e come sottomissione delle mie esigenze delle mie idee al
bene comune. In essa sperimento l'arte di decidere di amare il
non amabile, di credere all'amore anche nel rapporto con l'
antipatico, di tentare di accendere l'amore per il nemico, di
saper attendere e perdonare, di ricominciare ogni rapporto che
sembra spegnersi…
Tutto questo mi conduce ad un'ulteriore- apparentemente
paradossale- motivo di gratitudine verso Dio e verso la vita:
sono grato anche per aver conosciuto, anche se tardi, ormai da
anziano, la falsità. Mi dicono che provvidenzialmente mi era
stata risparmiata per tanti anni e in parte ne sono convinto
anch'io perché - dopo averla recentemente sperimentata e aver
patito un tale terremoto abbattutosi sulla mia fede negli altri -
mi chiedo se, nel caso avessi conosciuto prima la falsità , avrei
potuto ugualmente fare la vita che ho fatto, osare tanto con
speranza e investire tanta fiducia in compagni di avventura.
Certamente l'esperienza della menzogna è la più amara: resta
un enigma, e le persone che si rivelano menzognere - da amate
che erano -possono diventare un incubo.Eppure, se attraversata
senza incattivirsi e rinunciando a ripagare chi ci ha ferito,anche
questa esperienza può diventare un'acquisizione di sapienza.
Spesso- infatti - della propria cattiveria si è più vittime che
artefici: aver vissuto a lungo senza essere stati amati, come
dimenticati o considerati " di troppo ", porta ad un'incapacità
di credere all'amore e a un indurimento. Questa è una strada
percorsa da quanti finiscono per essere confermati nel loro
indurimento proprio dall'amore che viene loro offerto.
Conoscere queste contraddizioni aiuta però a porsi domande
fondamentali: Cosa mi fa veramente soffrire? In che cosa l'altro
mi ferisce? A che cosa tengo davvero? Che amore ho di me
stesso? Che capacità di pazienza e di amore mi abita? Cerco
forse di credermi senza colpe fino ad autogiustificarmi?
Sì, il nemico è un grande maestro spirituale e averlo incontrato
diventa, pur a caro prezzo, un motivo di profonda gratitudine.
(…)
Enzo Bianchi da Ogni cosa alla sua stagione
Mentre leggevo ho riconosciuto il suo modo di scriveres mi piacciono molto questi estratti, tanto che ho preso il libro..
RispondiEliminaNe sono davvero felice.
RispondiEliminaE grazie dei tuoi " passaggi" puntuali, che sono una compagnia e uno stimolo a ulteriori testimonianze e arricchimenti.
Scoprire la falsità che è in noi stessi e scoprire le tante persone che siamo nella nostra vita, in alcune delle quali stentiamo a riconoscerci. Dovremmo sempre cercare di capire la complessità che siamo.
RispondiEliminaJung affermava che l'uomo ( inteso sia come umanità che come singolo individuo )- nell'andare alla scoperta del proprio profondo- deve prendere coscienza di essere capace di azioni eroiche, ma anche dei più grandi misfatti.
RispondiEliminaLa Storia docet.
Ora, senza per forza andare agli estremi delle cose, siamo tutti consapevoli che esistono in ognuno di noi sentimenti buoni , ma che c'è anche una parte oscura per " lavorare " sulla quale bisognerebbe che almeno fosse conosciuta.
E sarebbe già un grande passo.
Esiste poi ( e ne abbiamo parlato più volte ) un aspetto insondabile di Mistero
che dobbiamo accettare per quello che è, senza scandalizzarci e senza falsi moralismi.
Grazie del commento.