Oh tenera, ci sono
più cose nei tuoi occhi
che sotto il cielo… nelle carte fitte…
dentro le lingue materne e paterne…
più cose nei tuoi occhi
che nei milioni di segni graffiti.
Ci sono nei tuoi occhi i duri verdi
di primavera che frange l'inverno
e nel tuo corpo la valle distesa,
aperta per la pace
e il desiderio - ancora.
Ci sono nei tuoi occhi
i primi segni
della creazione che trema nel petto
teneramente - come appena nata .
***
Se tu ti volterai sarò perduto.
Prosegui per la curva
del fiume nella valle
lungo i campi di sonno.
Non appartengo più
al possibile dono,
all'evento che preme oltre l'adesso:
sono nel cuore buio
di tutte le esistenze. Non sfiorarmi
e non chiamarmi a quello che sognavo,
non esisto se non come si deve,
chiuso al domani, che ti batte in petto
come una canzone .
***
Il corpo della donna splende amaro
come una pasqua d'azzimi:
veduto o intraveduto dietro i sogni
è la chiave di un cosmo che si piega.
Sostienilo con braccia trapassate
dalla necessità del desiderio.
Il fuoco non si spegne, il fuoco cova
nella parte che manca del sentiero:
da ogni punto inganna la tua immagine,
doppia o molteplice che insegue il fiore
del padre e di altri avi già passati
per l'amara spianata della sete.
***
La gioia è così breve: in queste storie
entra come un abbaglio,
sempre per lei che appare, che ci aspetta
nella notte votata ad un segreto.
Così diceva. E l'estate infuriava
di nuovo dentro i sensi.
Così, e io non seppi che rispondere.
Né se volesse dire che la gioia
non è altro che un fiato;
o che inseguirla costa sangue e lacrime.
Vedevo la Perduta e in lei i beni
promessi tutti quanti.
Vedevo, tormentavo la mia fede
nell'incompiuto perché ritornasse.
***
Non potrai mai pensarlo come perso
sebbene non risponda e la figura
si faccia grigia, o fioca.
Anche quando la nenia delle stelle
ne avrà disfatto il volto
che fu più caro dei tuoi stessi giorni,
egli riposerà dove potrai
sentirlo tuo, da capo.
***
Con la mia solitudine
curerò, saldando le ferite:
nuda come la povertà è la fede
e io ti aspetto, forma
dove adagiarsi il tempo
di attendere un ritorno.
Sulle ossa il freddo passa
poi soffia l'alito che io nemmeno
posso sapere, soffia
dentro di me lasciando mura vuote.
Daniele Piccini da Regni
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