" La Vita che mi hai ridato
ora te la rendo
nel canto".
( David Maria Turoldo in Canti Ultimi )
" Io voglio solo poter rendere centuplicato
tutto quello che ricevo giorno per giorno"
( Cristina Campo da Lettere a Mita )
" E' solo quando si è a corto - di tenerezza o di
qualsiasi altra forza - che se ne riconosce
l'inesauribilità. Più diamo, più ci resta.
Dilapidando arricchiamo. Sanguiniamo.
Ed eccoci fonte viva "
( Marina Cvetaeva da Notti fiorentine )
Ci sono momenti in cui ci si sente di restituire non per obbligo, per dovere, per colpa, ma perché si riconosce che ciò che si ha è il frutto di ciò che si ricevuto; che ciò che si possiede è stato generato assieme, in relazione con gli altri. Si restituisce per riconoscenza, per gratitudine, mettendo a disposizione ciò che si ha e che si è : competenze, tempo, cura, denaro…
L'atto gratuito della restituzione costituisce la comunità e sostiene il bene, nell'imprescindibile conflitto con le debolezze e le sopraffazioni umane. La restituzione è il modo per inserirsi gratuitamente - per grazia - nel flusso incessante del dare e ricevere, che è il movimento della vita.
(…) E' la consapevolezza di essere in relazione, e quindi di ricevere
e dare continuamente, che spinge e motiva a restituire, a ridare
tutto o in parte ciò che si è avuto,a rimettere in gioco le proprie
risorse, ciò che si è e ciò che si ha.
La molla vera di ogni restituzione è la riconoscenza.
Si restituisce perché si è riconoscenti di essere parte di uno o
più circuiti di relazioni in cui si è avuto e si dà continuamente
La restituzione è un atto libero proprio perché si basa sulla
ri- conoscenza, un sapere nuovo che porta a vedere l' Altro e
se stessi da un inedito punto di vista: è un conoscerlo e
conoscersi di nuovo. La ri- conoscenza è la presa d'atto di
essere in relazione e quindi di aver ricevuto e di continuare a
ricevere. Perché è nell'Altro che noi conosciamo noi stessi,
come noi riveliamo l'Altro a sé. Nella conoscenza si riverbera
la possibilità - consentita più volte nella nostra vita - di ri-
nascere, di farsi nuovi.
Anche la nostra libertà si fonda sullo sfondo degli altri: parte
da una differenziazione. Solo riconoscendo questo abbrivio
si può essere realmente liberi. Solo riconoscendo l' Altro, solo
essendo riconoscenti, si è pienamente consapevoli di sé,
comproprietari della propria pienezza.
La consapevolezza che siamo esseri in relazione, porta a
riconoscere, a conoscere nuovamente, qualcosa che si è già
provato: la dipendenza come limite costitutivo della nostra
vita. E' questa ri- conoscenza, rimemorazione della dipendenza
originaria dei genitori , che ci muove fiduciosi verso gli altri,
che ci fa sentire in debito non obbligante, vale a dire in
relazione tra-di-noi.
La riconoscenza è una conoscenza nuova di noi e degli altri,
una presa d'atto dell'interdipendenza che ci arricchisce. (…)
Carlo Penati da La Restituzione ( Saggio breve )
Davvero un significativo estratto, che riconosce il valore del dare e del ricevere, che presume riconoscere che si è ricevuto e che si ha qualcosa da donare, che presume gratitudine e desiderio di condividere con gli altri, mentre nella società attuale prevale l'ingratitudine, la non consapevolezza, il trattenere solo per sé a discapito degli altri, o fregandosene degli altri o prevalendo sugli altri o schiacciandoli addirittura, indifferenti alla sofferenza che si causa ed a quella cui si assiste, restando ciechi ai doni che si ricevono ed alla responsabilità di essere dono per gli altri...
RispondiEliminaHai espresso molto bene tutto quello che si poteva aggiungere a corollario di questo significativo scritto…
RispondiEliminaGrazie.