venerdì 20 luglio 2018
BEATA SOLITUDINE ( il potere del silenzio ) 3
(…) La relazione non è - tuttavia - il primum movens: rappresenta
già una risposta ad un bisogno che si evidenzia con la paura.
E' questo il meccanismo che guida alla vita e la paura è
impiantata dentro la nostra biologia,nel nostro corpo.La paura
è la percezione di un rischio che è sempre il rischio di morire.
Ed è al servizio di quell'imperativo della sopravvivenza, del
primum vivere. La paura è l'alleata,è uno strumento di bordo
che ci aiuta a scappare da un pericolo oppure a cercare di
superarlo. La paura è la spinta a stabilire alleanze, a costruire
legami. Dalla paura si passa quindi alla relazione, come
necessità per continuare a vivere. E questa pulsione è
impiantata dentro la vita umana, ma anche in quella di tutte le
specie viventi. E' questa la certezza dell'animalità dell'uomo,
perché è da qui che parte il processo che fa di noi un " animale
così umano", parafrasando il titolo di un libro di René Dubos.
Stampata nella mia biologia c'è la paura e, attraverso di essa,
è stampato il bisogno dell'altro, il legame con una fragilità
diversa dalla mia che mi aiuti a continuare a vivere.
Ecco le alleanze e, tra queste, si inserisce la categoria dei
sentimenti, che giunge fino all'amore che, etimologicamente,
deriva da alfa privativo ( mancanza) e morte
( nella contrazione mor( t ) e ). Se un legame, e in particolare
quello dell'amore si spezza, genera dolore, e di nuovo paura,
e allora nasce la " montagna dei legami spezzati " che
continuano ad essere attivi e aiutano a vivere.
E' così che nasce, dai bisogni dell'uomo fatto di carne, un
mondo trascendente dove continua a vivere ciò e chi è stato
in questo mondo, la Città della Terra, che ha bisogno della
Città del Cielo . (…)
Vittorino Andreoli da Beata solitudine ( il potere del silenzio )
qui la paura ha una connotazione positiva, che sicuramente ha in parte, ma può essere anche un blocco, un impedimento, ciò che ci impedisce di andare verso l'altro, di vivere pienamente la nostra esistenza e la nostra vocazione, è il mio tallone di Achille per cui fatico a guardarla in senso positivo...
RispondiEliminaPotremmo stare qui a lungo a dissertare sulla paura, sulle sue cause e sulle conseguenze della stessa, e forse troveremmo ancora qualcosa di nuovo da dire perché- come tutti i sentimenti - è in parte individuale e in parte collettiva.
RispondiEliminaPuò essere intesa ( come fa l'autore ) in senso positivo, come movente per andare ( con varie modalità ) verso l' Altro, a causa del riconoscimento della nostra fragilità e ( quindi ) del nostro bisogno.
Ma può ( come asserisci tu ) essere un blocco e un ostacolo quando si teme di essere feriti ( nel corpo o nell'anima ) o non accettati ( a causa generalmente di traumi o esperienze negative risalenti alla prima infanzia ).
Grazie per la condivisione.