" Pro veritate adversa diligere " ( gioire della contraddizione )
(…) In questo mondo che passa, e passando consuma ogni cosa; in
questo mondo che ora fa gioire per il semplice fatto di esserci,
ora gemere di rabbia e di dolore come schiavi alla catena; in
questo mondo teatro dell'essere e del nulla,libera scelta e cieco
destino, allegria della mente e disperazione dell'anima; in
questo mondo di fantasmi e di poesia, io non conosco nulla più
grande del bene. Se c'è una dimensione nella quale è possibile
non dico superare, dico per lo meno sopportare, il flusso
inesorabile di esseri viventi che nascono e muoiono, tutti
necessariamente incatenati alla brama di cibo e di orgasmo e
di un posto sul palcoscenico per poter Essere qualcuno e
ricevere così la propria dose di applausi e di denaro, questa
dimensione, sola possibile liberazione dai morsi della triplice
catena, è il bene. Chi fa il bene si libera - almeno per un po' -
dalla catena alimentare, sessuale e sociale; chi no, no.
Rimane servo.
Volendo sintetizzare in una formula l'unica possibile
liberazione, parlo di Bontà dell'intelligenza.
Raramente le due cose si ritrovano insieme: spesso si hanno
uomini buoni ma poco intelligenti, per cui non sai mai se la
loro bontà non sia altro che debolezza, come pensava
Nietzsche; oppure uomini dotati di intelligenza, ma senza
il minimo scrupolo di farne uso per asservire e talora umiliare
e che rabbrividiscono alla sola idea di passare per Buoni.
Di contro, io ritengo che la bontà che desidera la luce dell'
intelligenza e l'intelligenza che desidera il calore del bene,
l'unione di queste due dimensioni in ciò che chiamo Bontà
dell'intelligenza , sia il vertice sommo a cui la vita
di un essere umano possa arrivare.
Ho incontrato uomini e donne così, ne parlo per esperienza
personale, ho potuto toccare con mano la grazia che li
pervadeva, mentre sentivo risuonare dentro di me il versetto
del salmo : " Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, è
tutto il mio amore" ( Salmo 16, 3 ).
Anime grandi, larghe, vaste come questo cielo che non mi
stancherò mai di guardare e che manda la sua luce e la sua
pioggia su tutti, buoni e cattivi, su coloro che lo ringraziano e
e su coloro che lo maledicono e anche su coloro che
semplicemente non se ne curano.
Uomini dotati di un'anima grande, mahatma, anima capiente,
nel duplice senso che contiene, e che quindi capisce, in grado
di accogliere tutte le contraddizioni che la ragione -
osservando il mondo - non può fare a meno di riscontare.
Ecco gli uomini spirituali. (…)
Vito Mancuso da Obbedienza e libertà ( Critica e rinnovamento della coscienza cristiana )
Vito Mancuso è una persona straordinaria e uno dei più validi teologi di oggi con le sue idee un po' "avanti": è stato mio professore all'università un po' di anni fa. L'ho rincontrato al Salone del Libro di Torino due anni fa.
RispondiEliminaSorrido.
RispondiEliminaSo che sei formalmente ( e nella sostanza ) un teologo. Ho letto pressoché tutti i libri di Mancuso che tu definisci" un po' avanti". Per questo molte delle sue opinioni in materia non sono condivise dalla Chiesa ufficiale.
Vogliamo parlare del suo concetto di Inferno e Paradiso?
Comunque ( e non so se suonerà come una "promessa " gradevole o una minaccia, a tempo debito posterò altri brani ( da altre letture, ovviamente ).
Grazie per la visita.
A me piace proprio per questo.
RispondiEliminaPenso e mi auguro che avremo occasione di riparlarne. Le tematiche che si possono affrontare in questo ambito sono tante e complesse.
RispondiEliminaBuona serata
Ad ogni modo, per rimanere nel tema del post, mi è piaciuto molto il suo concetto di una " Bontà intelligente", che operi cioè una connessione fra cuore e cervello perché - per la verità - oggi mi sembra che il concetto di bontà ( con la relativa pratica della stessa ) costituisca una concezione desueta dell'agire , in quanto la nostra società ( purtroppo ! ) ci spinge ( più che noi, i giovani ancora in formazione ) ad essere furbi e affaristi più che buoni.
RispondiEliminaLa bontà ( o manifestazione concreta del bene ) sembrerebbe connessa e relegata all'esercizio di pratiche religiose o addirittura rappresentare un tratto caratteristico di persone allocche.
Il che - a tutti gli effetti - non sarebbe auspicabile.
Tuttavia non credo che il problema sia risolvibile riportando in auge un termine o un concetto ( specie se svuotato di significato );
quello che mi sembra utile ( o utopico ) sarebbe un cambio ( quanto stravolgente ? ) di mentalità.
Del resto non siamo forse in epoca di vistosi cambiamenti ( o di tentativi per…?).
Che male ci sarebbe allora a revisionare anche qualche concetto ( e pratica ) che non riguarda solo l'economia o la finanza, ma l'etica? . Il che sarebbe implicito e normale in una società che avesse come proprio presupposto l'esercizio della giustizia e come obiettivo il bene comune.
Ma allora mi chiedo : può esercitarsi un mutamento di costume a livello sociale che non contempli e preveda l'intervento su posizioni che abbiano a che fare con l'etica ?
( Come si dice : ai posteri l'ardua sentenza…)