Il sonno prolunga il sogno...
PARADOSSI
(...) Il sonno contiene un mistero - un mistero che è, in parte,quello
di consentire l'abbandono della ragione che assiste alla
propria disfatta e trova in essa non solo piacere ma anche -
accanto al piacere - una ragione nuova, nuove terre da
esplorare. Un mistero che porta con sé un altro modo di essere
anch' esso figlio della ragione.
Il punto più misterioso non è situato dentro al sogno che si
appresta a cominciare, ma nella sua profusione di immagini
donate - doni imprevisti, imprevedibili -, quanto nel momento
della totale assenza di immagini, e nel gesto potente ( immensa
mano dolce )che cancella tutto ciò che era iscritto sull' ardesia
del giorno.
All' improvviso, l'intero essere è completamente volto verso
l'oscuro. E verso quella sottile traccia di luce che consente di
percepire l'oscuro, il quale rifiuta di essere afferrato nel
momento in cui afferra tutto il già noto, impadronendosene e
sostituendolo.
Interrogare il sonno, nel semplice senso di scrutarlo a fondo
fino a strappargli - se possibile - il suo segreto, implica un
atteggiamento opposto a quello degli altri gesti.
Quando si entra in un luogo di studio, il sopore - di solito - è
proibito. In questo caso - al contrario - è assolutamente
privilegiato: dormire è permesso, anzi necessario, perché si
possono trovare l'oggetto e il soggetto del proprio lavoro.
Non più - quindi - soltanto: " Il poeta lavora: sogna", com'era
scritto sulla porta di Saint-Pol Roux ( pseudonimo del poeta
francese Pierre - Paul Roux n.d.r. ), ma " Il poeta si impegna:
dorme".
Il principale paradosso del sonno paradossale consiste nel fatto
che il tempo del sonno più profondo, più difficile da
interrompere, quello nel quale i riflessi non funzionano più, è
anche quello in cui è più intensa l'attività mentale. Gli occhi si
muovono, i neuroni circolano, l' Es pensa: i sogni cominciano.
Il sonno prolunga dunque il sogno. Ma dove comincia la carne
dell'uno, dove la carne dell'altro? Il cuore del sonno è questa
proliferazione attiva, immaginante, profetica? (...)
Jacqueline Risset da Le potenze del sonno
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