lunedì 4 settembre 2017
FRIDA KAHLO: L'AUTORITRATTO COME RIPARAZIONE 5
(...) In FK l'autoritratto può essere considerato un esplicito
processo psicoanalitico di riparazione nel contesto del
rapporto tormentato che i traumatizzati instaurano con se
stessi in quanto, a causa del trauma fisico e psichico, sia il
loro Sé che la loro immagine di Sé non corrisponde più a
quella che avevano o ri- conoscevano. " Io" è proprio il nome
che spesso Frida, quando si ritrae, dà a se stessa in terza
persona, come se fosse un'altra, ma anche se stessa, un
personaggio che la rispecchia senza essere identico a se stessa.
"Ma d'un tratto lì, sotto quello specchio, si fece imperiosa la
voglia di disegnare. Disponevo di tempo, non più solo per
tracciare linee, ma per infondere loro un senso, una forma,
un contenuto.Capire qualcosa tramite loro,concepirle, forgiarle
torcerle, slegarle, riattaccarle, riempirle. In maniera classica,
per imparare, mi servii di un modello: me. Non era facile: per
quanto possiamo essere il nostro soggetto
più evidente, siamo anche il più difficile. Crediamo di
conoscere ogni parte del nostro viso, ogni tratto, ogni
espressione: ebbene, tutto viene eluso, continuamente. Siamo
noi stessi e un altro; crediamo di conoscerci fino alla punta
delle dita e d'un tratto sentiamo che il nostro involucro ci
sfugge, diventa completamente estraneo a ciò che riempie l'
interno.Nel momento in cui sentiamo che non ne possiamo più
di vederci, ci rendiamo conto che l'immagine che abbiamo di
fronte non è la nostra. "
Il motore di questa ricerca ossessiva, seriale della propria
immagine e della propria rappresentazione è, come
chiaramente esprime Frida, la propria sofferenza:
" E' curioso: nei periodi in cui soffro poco, dipingo meno!"
L'autoritratto di Frida nasce dunque dalla necessità di
ritrovarsi e ri- identificarsi e, successivamente, dopo la ripresa
dai gravi postumi fisici dell'incidente, assumerà anche le
valenze che si possono definire " politiche" in senso lato. La
grandezza e l'importanza della sua ritrattistica è stata letta
anche come ricerca de affermazione delle propria identità di
artista e del proprio protagonismo rivoluzionario. Il Messico
di allora era un paese uscito da una grande rivoluzione sociale
che, tuttavia, restava sostanzialmente cattolico e ultra
conservatore, soprattutto rispetto all'identità femminile. In
Frida ardeva la fiamma della partecipazione alla causa
rivoluzionaria e l'ideale di donna a cui lei si ispirava non era
una messicana, ma un'europea: la fotografa italiana Tina
Modotti, simpatizzante comunista e compagna del
rivoluzionario Mella, ucciso durante una manifestazione,
diventato in Messico un eroe e un mito paragonabile a
Ernesto " Che " Guevara. Frida conobbe Tina a Città del
Messico negli anni '20: frequentava la sua casa che all' epoca
fu teatro di leggendarie feste e discussioni politiche
catalizzatrici di artisti, rivoluzionari e poeti. Fu con Tina che
Frida intraprese i suoi primi esperimenti fotografici che
risalgono al 1929: sono in tutto una ventina, veramente poco
conosciuti e a torto ignorati nella sua produzione artistica.
(...)
Alessandro Dalle Luche - Angela Palermo da Psicoanalisi immaginaria di Frida Kahlo
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