martedì 15 agosto 2017
LA RIVOLUZIONE DELLA TENEREZZA 5
(...) Oggi possiamo porci la stessa questione declinandola sul
versante della tenerezza: dopo decenni di educazione
elementare e di formazione culturale delle giovani generazioni
fondate su un realismo pragmatico e su un utilitarismo senza
identità, siamo tutti come il giovane Alexandr, protagonista di
" Una storia comune" di Goncarov. Giovane romantico e
sognatore, cresciuto in una campagna russa piena di idillio,
viene affidato dalla madre allo zio Piotr a San Pietroburgo,
uomo razionale dalla carriera avviata, in modo che lo renda
un individuo adatto al suo tempo. Ora che anche noi, come
Alexandr, siamo giunti nella terra del disincanto e conviviamo
con le nostre illusioni, invochiamo più o meno coscienti,
qualcosa di sacro. Invochiamo, senza estasi o esaltazioni, un
po' di tenerezza: le astuzie e le strategie della ragione ( lo
dimostra la crisi che non è ormai una condizione e non più un'
eccezione ) non rendono né più uomini né più forti.
Il progetto di un'educazione sentimentale dell'umanità - già
avviato - ma non compiuto nell'età romantica, assume dopo
Auschwitz certamente un'altra drammaticità e una diversa
urgenza. Dopo settant'anni e nella nostra situazione di
sfinimento e di miseria simbolica, in cui non si percepisce più
il disagio della civiltà, ma la civilizzazione stessa come
disagio, la questione si ripresenta in tutta la sua carica e
urgenza. Una " rivoluzione della tenerezza" è ciò che è più
necessario, perché intere generazioni l'attendono, e non è molto
il tempo che resta . (...)
Tocca leggermente
leggermente poggia il tuo piede
e abbi cura
di ogni meccanismo di volo
di ogni guizzo e volteggio
e maturazione e radice
e scorrere d'acqua e scatto
e becchettìo e schiudersi o
svanire di foglie
fino al fenomeno
della fioritura.
( Mariangela Gualtieri da Bestia di gioia )
Isabella Guanzini da Tenerezza ( La rivoluzione del potere gentile)
Tutti abbiamo bisogno di tenerezza come espressione di amore. È una legge naturale. Ma questo nobile sentimento, forse il più nobile di tutti,ha bisogno a sua volta di un terreno fertile che ne accolga i semi e li faccia fruttificare;ce lo insegna la parabola del Buon Seminatore. Grazie ancora Frida, il tuo blog è bellissimo e fa riflettere...
RispondiEliminaIl titolo del testo è emblematico: parla di una " rivoluzione".
RispondiEliminaE in effetti , l'atteggiamento mite e la cura dai colori sfumati sembrano obsoleti in questo tempo di corse a rincorrere l' " irraggiungibile". Ma è proprio il calore che scalda senza bruciare, la vera cura per il freddo e il vuoto che tanto spesso sentiamo nel cuore.
Grazie per il commento.