giovedì 20 luglio 2017
VITA CON LACAN 4
(...) La tensione verso l'irriducibile, a dispetto di tutto il resto, io
l'attuavo nel mio rapporto con la psicoanalisi. Durante tutti
quegli anni, la mia analisi con Lacan era continuata. Avevo
" puntato " tutto andando da lui e la posta in gioco era per me
la vita o la morte. La partita era stata iniziata, e anche se le
carte in gioco erano state modificate quando la nostra
relazione divenne intima, per me era ormai inconcepibile
ritirare la mia posta e andare a portare la mia questione
altrove. Lacan aveva capito e aveva accettato la sfida, e io
pure. A volte penso che forse aveva messo in tutta questa
faccenda il suo gusto per la sperimentazione. Portava avanti le
cose in modo da tener conto della particolarità della
situazione, e sfruttandola al momento opportuno. Come
quando faceva passare un'interpretazione a partire da un
semplice gesto quotidiano. A volte, gli confessavo la mia
inquietudine all'idea di non poter portare avanti bene la mia
analisi in condizioni così particolari. Un giorno mi rispose:
" Sì, manca qualcosa". Ne rimasi sconcertata, io che credevo
che si trattasse di qualcosa di troppo!
La mancanza, che suonava lì come definitiva, mi cadde
addosso come una mannaia . (...)
Catherine Millot da Vita con Lacan
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