lunedì 26 giugno 2017
IO NON SOFFRO PER AMORE 3
IL MITO DELL' AMORE ETERNO
(...) Il grande mito del XX secolo è il Mito dell'amore eterno,
secondo il quale l'amore vero, sublime, autentico e originale
deve sempre trionfare su tutto. Questo mito si ritrova nella
maggior parte dei film e dei romanzi e anche nella
soddisfazione che provocano e nei sogni che generano e
alimentano, e attinge alla stessa fonte da cui nasce la
convinzione che l'amore sia destino prima che volontà, che vada
sentito più che costruito e che debba consumarci con il più puro
e vero fuoco che travolge al suo passaggio felicità, convinzioni,
società e morale. Razionalmente tutti sappiamo che la passione
e il desiderio finiscono, che la convivenza trasforma il desiderio
più selvaggio in semplice affetto, benché questo possa essere
molto più profondo dei semplici legami fisici. Sappiamo che
l'amore è una cosa, ma nello stesso tempo fantastichiamo su
un'altra: sull'amore eterno, unico e immutabile nel tempo.
E' una fantasia molto pericolosa perché conta sul sostegno
sociale e si ricollega all'idea dell'amore per tutta la vita che
impedisce il realismo affettivo e che esige da chi ama una
devozione incondizionata, senza riserve, autodistruttiva.
Il mito dell'amore appassionato è un'invenzione dell' Occidente.
In Oriente e nella Grecia di Platone, l'amore ( eros ) era inteso
come piacere e la passione - nel suo senso tragico e doloroso -
non solo era rara, ma anche disprezzata.
Il nostro malato concetto d'amore, per esempio, non esiste in
Cina. Il verbo " amare", lì viene usato esclusivamente per
definire la relazione tra madre e figlio. Il marito non ama la
moglie, prova affetto per lei. I cinesi vengono fatti sposare
molto giovani e il problema dell'amore non si pone nemmeno.
Non condividono gli eterni dubbi europei e neanche cadono in
preda alla disperazione e al dolore quando scoprono di avere
confuso l'amore con il desiderio di amare.
E mentre in altri Paesi i matrimoni vengono previamente
concordati, nelle nostre società, la base dell'istituzione
fondamentale, la famiglia, poggia sull'amore romantico, e
questo ideale culturalmente prodotto offre all'individuo un
modello di condotta organizzato intorno a fattori sociali e
psicologici; durante la nostra lunga socializzazione impariamo
cosa significa innamorarsi e associamo a tale condizione certi
sentimenti che dobbiamo provare, la scelta delle modalità, dei
tempi e del candidato. Come se non bastasse, più riferimenti
perdiamo nella società attuale - e lo facciamo ad una velocità
vertiginosa perché la gente non vive più in piccole comunità, né
in famiglie allargate, e non conserva neanche lo stesso lavoro
per tutta la vita -, più carenti ci sentiamo di fattori esterni che
puntellino la nostra identità e autostima, più questo fa sì che il
desiderio d'amore rappresenti il vero fondamentalismo della
modernità e diventi il Santo Graal che tutti cerchiamo. (...)
Lucia Etxebarrìa da Io non soffro per amore
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