Il silenzio : la voce di Dio, la musica delle Sfere...
(...) L'esperienza della meditazione ( in Thailandia n.d.r. ) fu
inizialmente molto difficile, ma c'erano dei piaceri. Uno era il
silenzio. Nella cerimonia di apertura ci eravamo impegnati, in
maniera abbastanza formale, a rispettare, per tutta la durata
del Corso i cinque Precetti : Non uccidere ( e questo valeva per
qualsiasi essere vivente, anche le zanzare, per cui a Pongyang
non venivano usati insetticidi ), Non mentire, Non prendere
ciò che non è dato, Non avere rapporti sessuali, Non prendere
intossicanti ( niente caffè e fumo ).
Ci eravamo inoltre ripromessi di non mangiare dopo
mezzogiorno, di non portare gioielli, di non usare profumo e
di non dormire in un letto troppo comodo. Inoltre c'eravamo
impegnati a mantenere il Nobile Silenzio, cioè a non parlare e
a non fare rumori che distraessero gli altri. E questo fu
magnifico. Durante le passeggiate tra una meditazione e l'altra,
si incontravano gli altri partecipanti e non c'era bisogno di
fare conversazione : un cenno muto della testa bastava.
A tavola non c'era bisogno di dire qualcosa per riempire il
vuoto, che a volte pare insopportabile, con banalità ancora più
vuote. Ognuno era sempre solo con se stesso.
Il silenzio fu una grande scoperta perché, senza quel primo
piano delle parole altrui, mi accorsi che anche la grandiosa
bellezza della natura era nel suo silenzio. Guardavo le stelle
e sentivo il loro silenzio; la natura non faceva rumore e anche
il sole si levava e tramontava senza nemmeno un bisbiglio.
Persino il fragore della cascata, i gridi degli uccelli o il
frusciare del vento tra le fronde degli alberi mi parevano alla
fine parte di uno straordinario, animato, cosmico silenzio di
cui godevo, in cui trovavo pace. Mi parve che, questo silenzio,
fosse un diritto naturale che ci era stato tolto. Pensai con
orrore a quanta parte della vita se ne va, calpestata dalla
cacofonia che ci siamo inventati con l'illusione che ci faccia
piacere o compagnia. Ciascuno dovrebbe - ogni tanto -
riaffermare questo diritto al silenzio e concedersi una pausa
di giorni di silenzio per risentire se stesso, per riflettere e
ritrovare un po' di sanità. (...)
Tiziano Terzani da Un indovino mi disse
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