venerdì 5 maggio 2017

IL LINGUAGGIO DELLE NOTE ( La poesia della musica )

 
 


                                      Khumbaya -  Soweto Gospel Choir


(...) Sul bordo del ventunesimo secolo e del terzo millennio, il
      linguaggio musicale e poetico sembra alquanto decaduto,
      affidato com' è più al volume dei suoni che alla loro armonia,
      più alla percussione che alla metrica del ritmo.
     Il rock non è una danza allegra e neppure eroticamente
     affascinante, ma ipnotica; stordisce e scatena pulsioni, allenta
     le inibizioni soffocando i sentimenti.
     Forse Dioniso suonava una sorta di rock intorno al santuario
     di Delfi che condivideva con Apollo e nelle pianure dell' Attica,
     portato in processione dalle baccanti, dalle menadi e dai
     coribanti che urlavano " Evoè evoè" ( esprimeva il giubilo delle
     baccanti in onore di Bacco : " Ognun segua te, Bacco ". n.d.r.);
     le stesse turbe che poi lo sbranarono per avere dentro di loro
     una scheggia di divino e una goccia di sangue del dio del vino
     e dell'orgia.
     Certo non era quella la musica di Apollo né di Orfeo. La loro
     musica commuoveva, i fiumi e i torrenti si animavano, gli
     alberi si ornavano di fiori, le api depositavano denso miele
     negli alveari, le spighe si indoravano.
     Questi miracoli che la musica, anzi la poesia della musica può
     produrre, non provengono mai da un racconto della natura
     affidato al pentagramma delle note. Provengono dalla forma
     musicale, dalla chiave di scrittura, dal ritmo e dalle corde che
     quei suoni riescono a risvegliare nell'anima  di chi ascolta,
     trasformando le pulsioni in moti sentimentali di gioia, di
     melanconia, di potenza, di nostalgia.
     Anche quella che viene chiamata " musica leggera" ha un ruolo
     nell'imprimere un calco ai moti del cuore. Non penso alle
     canzoni e alle canzonette, che pure in molti Paesi e nel nostro
     godono di una ricca tradizione popolare. Penso invece a quella
     musica strumentalmente assai complessa, capace di mescolare
     gli spirituals degli schiavi trasportati dall' Africa Occidentale
     nelle Americhe tra il Seicento e l' Ottocento con i ritmi di New
     Orleans, del blues e dello swing. Soprattutto dello swing che
     unì il melodico al ritmico " in levare" e creò i balli più
     lascivamente sentimentali tra tanti che la storia della danza ha
     conosciuto.
     Questa musica dei sentimenti e dei ritmi soffre ora di una
     decadenza evidente; quella delle pulsioni e del rumore stordisce
     e strania. Sono due vie tra le quali il secolo che ci sta dinanzi
     dovrà scegliere, creando nuovi modi e nuovi linguaggi che
     ancora non conosciamo.  (...)


        Eugenio  Scalfari   da    Scuote l'anima mia Eros
    
    






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