lunedì 6 marzo 2017
L' ULTIMO GIOCATORE
(...) Noi conosciamo la morte, sappiamo che arriverà e che nessuno
può fermarla, da quando abbiamo l'età di ragione, tra i due e
tre anni. Siamo l'unica tra le specie viventi consapevole di
dover morire, consapevole dell'invecchiare, consapevole del
tempo che scorre intorno a noi e dentro di noi. Ma non
sappiamo né come né dove né quando avverrà. La modalità
dell'intervento rimane misteriosa perfino per i cosiddetti malati
terminali che sanno di avere i giorni contati, ma non più di
questo. Soltanto i suicidi conoscono ancora da vivi le
circostanze del trapasso qualche attimo prima che esso
avvenga. Qualcuno lo programma con un anticipo di qualche
giorno, a freddo, ma non può sapere se rispetterà quanto ha
stabilito o cambierà idea. Eppure la morte è presente a tutta la
partita anche se noi facciamo il possibile per rimuoverla,
espellerla dalla nostra coscienza, ignorarla. Del resto, senza
questa rimozione inconsapevole, la nostra vita sarebbe in preda
ad un insopportabile tormento. La rimandiamo, ma la sua
ineluttabilità agisce continuamente su di noi poiché noi
vogliamo esorcizzarla e in qualche modo combatterla. E
magari sconfiggerla. I modi per farlo sono infiniti, ma l'
obiettivo è uno solo: far vivere , sia pure già morti, la memoria
di noi. Il più a lungo possibile. Magari per l'eternità. (...)
Eugenio Scalfari da L'amore, la sfida, il destino
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