mercoledì 8 febbraio 2017
UN VOLTO NON COMUNE ( Discorso per un Premio Nobel )
(...) Ogni nuova realtà estetica ridefinisce la realtà etica dell'uomo.
Giacchè l'estetica è la madre dell'etica. Le categorie di
"buono" e " cattivo" sono - in primo luogo e soprattutto -
categorie estetiche che precedono le categorie del " bene" e
del " male". In etica " non tutto è permesso", proprio perché
non "tutto è permesso" in estetica; perchè il numero dei colori
nello spettro solare è limitato. Il bambinello che piange e
respinge la persona estranea che, al contrario, cerca di
accarezzarlo, agisce istintivamente e compie una scelta
estetica, non morale.
La scelta estetica è una faccenda estremamente individuale,
e l'esperienza estetica è sempre un'esperienza privata. Ogni
nuova realtà estetica rende ancora più privata l'esperienza
individuale; e questo tipo di privatezza, che assume a volte la
forma del gusto ( letterario o di altro genere ) può già di per
sé costituire, se non una garanzia, almeno un mezzo di difesa
contro l'asservimento. Infatti un uomo che ha gusto, e in
particolare gusto letterario, è più refrattario ai ritornelli e agli
incantesimi ritmici propri della demagogia politica in tutte le
sue versioni.
Il punto non è tanto che la virtù non costituisce una garanzia
per la creazione di un capolavoro: è che il male - e
specialmente il male politico - è sempre un cattivo stilista.
Quanto più ricca è l'esperienza estetica di un individuo, quanto
più sicuro è il suo gusto, tanto più netta sarà la sua scelta
morale e tanto più libero - anche se non necessariamente
più felice - sarà lui stesso.
Proprio in questo senso - in senso applicato piuttosto che
platonico - dobbiamo intendere l'osservazione di Dostoevskij
secondo cui la bellezza salverà il mondo, o l'affermazione di
Matthew Arnold, che la poesia ci salverà. Probabilmente è
troppo tardi per salvare il mondo, ma per l'individuo singolo
rimane sempre una possibilità.
Nell'uomo l'istinto estetico si sviluppa con una certa rapidità,
poiché una persona, anche se non si rende ben conto di quello
che è e di quello che le è realmente necessario, sa
istintivamente quello che non le piace e quello che non le si
addice. In senso antropologico - ripeto - l'essere umano è
una creatura estetica prima che etica. L'arte perciò, e in
particolare la letteratura, non è un sottoprodotto dell'
evoluzione della nostra specie, bensì proprio il contrario.
Se ciò che ci distingue dagli altri rappresentanti del regno
animale è la parola, allora la letteratura - e in particolare
la poesia , essendo questa la forma più alta dell'espressione
letteraria - è, per dire le cose fino in fondo, la meta della
nostra specie. (...)
Josif Brodskij da Dall' esilio
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