Sono incinta dell'evento,
di ciò che è a venire.
E mi fido, spalanco il grembo
e gli occhi a ciò che sarà figura
- adesso è ancora buio.
Adesso è l'alba, il gesto annuncia.
E io cammino sicura
con le mie membra di spavento.
Ti gonfi come un temporale
e la tua doglia è rassicurante
tuono, gioia che ti cresce dentro
con la voglia di venire fuori.
La vita si apre, si snoda dal tuo
gomito stretto, cade, si sbuccia,
sembra matura come una parola nuova
sulle labbra appena increspate,
le tue labbra spoglie e diroccate.
Ogni parto è un trapasso,
non ti riempie ma ti fora la parola.
Eterna gola di gloria: parola
appena giunta sul molo, appiedata -
ma con piedi di polvere - dopo onde
e naufragi, sempre rediviva, ti
lascio incensita - e per questo divina.
Forse frutto del seno del mare che
sempre materno si gonfia e si svuota,
segno perennemente varcato.
Ti leggo come fossi scrittura postera.
Claudia Di Palma da Altissima miseria
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